Il titolo, spiega Eco in apertura,
allude al “Segno dei quattro”, fanoso racconto di Sherlock Holmes, e al Castello
delle triadi incrociate. Che Sebeok spiega in aperture: “I numeri magici e i suoni
persuasivi” di Congreve, specie il tre e i multipli di tre, “tormentarono
alcuni dei vittoriani più brillanti”. Per esempio Conan Doyle. Ma anche il
professor Peirce, il logico matematico americano. Non una novità: “Lo stile di
pensiero numerologico è stato applicato a lungo e estesamente, almeno a partire
da Pitagora” – si risparmiano i “triadici” qui elencati (chi non lo è stato?). Ma
Peirce ci innestò la semiotica, la scienza dei segni. Introducendo, accanto ai
due procedimenti classici della conoscenza, induzione e deduzione, l’abduzione.
L’abduzione sarebbe l’intuito
– Sherlock Holmes. I semiologi dicono di no, e lo stesso Peirce. Che però non
va oltre “questo singolare istinto di indovinare bene”. O una “strana insalata…
I cui elementi fondamentali sono la sua infondatezza, al sua onnipresenza e la
sua attendibilità”. Thomas Sebeok e Jean Umiker-Sebeok aprono la raccolta con
l’aneddoto di Peirce che ritrova a New York l’orologio, la catena e il cappotto
che gli sono stati rubati, sfidando con l’intuito tutte le polizie, pubbliche e
private.
L’abduzione, detta anche “retroduzione”
o “inferenza ipotetica”, è propriamente il lavoro per ipotesi. Il metodo scientifico. Una
forma di sintesi, la dice Eco, diversa dalla deduzione e dall’induzione, per
inventare il futuro, tra i tanti possibili. È il “metodo” del giallo, e della diagnostica , compreso il vecchio occhio clinico.
Deduzione e induzione Eco dice anche “travestimenti retorici espositivi” dell’unico
meccanismo della scoperta, l’abduzione.
Una forma di volgarizzazione di Peirce e la semiotica. Non ristampata, in
trent’anni. La disciplina stessa forse si è spenta, con Eco e Sebeok. Siamo in
territorio infido, dove molto si può dire – male non fa. Lo stesso della “Poe-etica”,
di Lacan e Derrida. Superbo, ma anche diminutivo: come fare con Sherlock Holmes la “fenomenologia di Mike
Bongiorno” restando sotto il personaggio, il quale resta svettante e sfuggente. E tuttavia,
quali che siano i destini della semiotica, e a dispetto della spessa concettosità di alcune esposizioni, una raccolta di saggi che si rincorre gustosa,
le incommestibili “logiche” alternandosi con spunti di grande effetto, dalla
numerologia alle “corna, zoccoli, scarpe” con cui Eco ipostatizza i “tre tipi
di abduzione” – quali non è necessario esercitarsi a riconoscere, la logica è esercizio
fine a se stesso. Di Ginzburg è qui il primo nucleo di “Spie. Radici di un paradigma
indiziario”.
Umberto Eco-Thomas A. Sebeok
(a cura di), Il segno dei tre
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