Nostalgie della vecchia
Inghilterra al tempo della Brexit astiosa? Cattiverie vittoriane. Di autori
popolarissimi poi dimenticati. Scelte e riproposte da Graham Greene e dal fratello
Hugh. E di nuovo dimenticate. Non malvagie, anzi di grande lettura. Ma il
destino del giallo è di non fare testo, di passare in fretta, autore e opera
insieme, come si dice, genere di consumo. E la nostalgia si attenua – il tempo
dei Greene era un altro, concludeva e non apriva una storia inglese.
Collezionisti di vecchie
storie poliziesche, anzi cacciatori di edizioni dimenticate, meglio nelle polverose
cartolibrerie di paese, “per quattro o cinque decadi”, entrambi inizialmente
giornalisti, Graham poi romanziere famoso, Hugh direttore generale della Bbc, di
quattro di queste storie dimenticate si sgravarono nel 1984. Ripescarono Hawley
Smart, “The Great Tontine”, la grande tontina,
l’investimento collettivo in cui i sottoscrittori beneficiano di un interesse o
dividendo annuale, che si accresce pro quota a mano a mano che uno di essi
muore. Qui i beneficiari sopravvissuti di una sottoscrizione per la costruzione
e la gestione di un ricco teatro d’opera, che paga buoni dividendi, sono tre.
Fanno un bel malloppo, trecento grandi pagine a corpo 8, la metà di tutta la
compilazione, ma si fanno leggere.
“The Rome Express”, di Arthur
Griffiths, è una presa in giro dei metodi, confusionari, della polizia
francese. “In the fog”, di Richard Harding Davis, è l’ennesima vicenda di
misteri e sorprese nella famosa nebbia di Londra. “The Beetle”, di Richard
Marsh, lo scarabeo, è l’horror astrologico scaramantico legato alla credenze
dell’antico Egitto: quattro persone raccontano una storia di vendetta attorno
all’iniziazione a un antico culto egizio.
La nebbia a Londra ora non c’è
più, nemmeno nel ricordo. E dell’Egitto, un tempo patria a tutti, solo si sanno
storie di rigorismo islamico. Ma pensare che c’era un “Rome Express”, si partiva
da Londra diretti a Roma.
Griffiths e Hawley Smart
erano ex ufficiali che arrotondavano scrivendo. Esordienti entrambi, sul campo,
nella guerra di Crimea. In carriere separate, ma con molti punti di contatto,
nell’Ammutinamento Indiano dopo Sebastopoli, e in Canada nel 1861, nella crisi
con i federali durante la Guerra civile Americana. Le note di Hugh Greene
dicono Hawley Smith dopo il congedo scommettitore accanito alle corse: “perse
tanti soldi e pensò di rifarsi con i romanzi”. Ne scrisse due-tre all’anno, tra
il 1869 e il 1893, di cui acuni gialli, sul mondo delle corse prevalentemente e
delle scommesse. È lo scrittore più apprezzato dai fratelli Greene – “è sempre
uno autore leggibilissimo”. Il soggetto di “The great Tontine” sarà ripreso da
Stevenson sette anni dopo in “La cassa sbagliata”.
Griffiths dopo il congedo
fece una carriera nella direzione delle carceri. Cominciò a scrivere tardi, soprattutto
di carceri e carcerati. Il narratore di Londra nella nebbia, Richard Harding Davis,
era americano, ma anche lui legato alla guerra: era corrispondente di guerra, e
se le fece tutte: greco-turca, ispano-americama, boera, russo-giapponese, e la
Grande Guerra, fino alla morte nel 1916.
La guerra sembra avere attratto
molti scrittori di gialli negli anni vittoriani. Anche Conan Doyle si arruolò,
nella Guerra Boera, e andò perfino al fronte, come medico in un ospedale da
campo. “Inventò pure”, nota Hugh Greene, “una carabina intesa a uccidere i nemici
sotto copertura lasciando cadere i proiettili, ma il ministero della Guerra non
era interessato”.
Graham e High Greene, a cura
di, Victorian Villainies
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