Una storia come tante. Che
però, sebbene dimenticata o rifiutata, nel suo genere funziona: Verga cominciò
a scrivere alla Dumas jr, e ci sapeva fare – di “coraggioso cattivo gusto” dirà
Luigi Russo. Più interessante della novella è il paratesto, della filologa
verghiana Rita Verdirame, che l’ha scovata la tre le carte e riproposta. A
proposito del “mito del muliebrismo”, dela donna cacciatrice crudele. Della
“narrativa mondana” postunitaria. Di Verga trentenne già verista acuminato, che
su felis mulier annotava tra gli
appunti preparatori mezza pagina col cipiglio del paleontologo. Prima di
prodursi sveltamente nell’ennesima storia d’amore, scandita ogni poche pagine
da una sospensione, per la pubblicazione a puntate sul “Corriere della sera”.
Curiosamente inalterati, un
secolo e mezzo dopo, i costumi. Si duellava allora come oggi si fa a bottigliate
o si accoltella, per un presunto sgarbo alla donna amata – cioè no, con cui ci
si accompagna.
Giovanni Verga, Felis-Mulier, Sellerio, remainders, pp.
136 € 2,71
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