Qui è riproposta la farmacopea
di erbe medicinali, quali allora erano in uso, e anche oggi nelle erboristerie.
Se ne fanno anche convegni di studio: a Stresa a ottobre si è tenuto il secondo
convegno internazionale di medicina ildegardiana, della “prima naturopata”.
Ildegarda
era la decima figlia, e per questo fu data in “decima” alla chiesa. Girovaga, malgrado l’obbligo regolamentare alla Stabilitas Loci,
consigliera di quattro papi, due imperatori, Barbarossa incluso, il re
d’Inghilterra Enrico II, Bernardo di Chiaravalle, e di margravi, vescovi, abati,
ai quali scriveva dettando, a monaci che sapevano il latino, un Volfram dapprima, poi Gilberto di Gembloux, sorta di segretari, del convento maschile adiacente il suo. Devoti, ne
trascrissero gli inni farciti di lancinanti verghe, copule, amplessi,
amplessatori, di poesia odiernamente scabrosa nel repertorio di Rémy de
Gourmont: “Oh virga ac diadema\purpure
Regis”, invoca per la Madonna, o verga e corona\purpurea del Re. Nonché
opere di edificazione, un bestiario di sorprendente bizzarria, e un inferno non
turbato da vendette. Di cui pure non mancarono occasioni alla fondatrice di
conventi, colpita d’interdetto alla soglia della morte, per gelosia, e per la
debolezza dell’intima amica Riccarda von Stade, che la tradì.
La farmacopea è assortita da
analisi cliniche di ogni sorta di disturbo, del corpo e dell’anima, che invece
sono di poco uso, rinviando tutte agli “umori”, della depressione come della
continenza, o incontinenza, intesa alimentare, dello starnutire, del
raffreddore, di ogni sorta di disturbo. Resta comunque una testimonianza, e anche una lettura di varie sorprese. Del
concepimento. Del mestruo. Delle fecondità, eccetera. “I malinconici
hanno le ossa grandi con poco midollo, che è tanto ardente da renderli
incontinenti con le donne come le vipere”. Equini, li chiama, “sono libidinosi
come gli asini”.
Una lunga minuziosa trattazione. Un’enciclopedia, la sola sopravvissuta dell’epoca. La fisica fa difetto – al meglio è astrologia, “I dodici segni”. Ma non quella “natural”, delle erbe se non dei quattro elementi. Una raccolta tramandata da un solo manoscritto, di copista, in latino, con interpolazioni, rare, di alto-tedesco, trascritto e montato con disinvoltura, che la curatrice e traduttrice Paola Calef ha portato in piano.
Una lunga minuziosa trattazione. Un’enciclopedia, la sola sopravvissuta dell’epoca. La fisica fa difetto – al meglio è astrologia, “I dodici segni”. Ma non quella “natural”, delle erbe se non dei quattro elementi. Una raccolta tramandata da un solo manoscritto, di copista, in latino, con interpolazioni, rare, di alto-tedesco, trascritto e montato con disinvoltura, che la curatrice e traduttrice Paola Calef ha portato in piano.
Si apre questa riedizione con
la prefazione alla prima pubblicazione, nel 1997, di Angelo Morino, l’ispanista.
Curiosa perché in chiave anticlericale, e per questo riduttiva della
personalità di Ildegarda. Che non è una donna d’ingegno e di potere, ma una
strega, che l’ha scampata.
Un indice dei paragrafi, dei
malanni, avrebbe fatto grande lettura.
Ildegarda di Bingen, Cause e cure delle infermità, Sellerio,
pp. 397 € 14
Nessun commento:
Posta un commento