L’argomentazione vola spedita,
gli attori sono tutti nel ruolo, convincenti, il ritmo riesce a creare l’attesa.
Memorabile il processo. I processi
cui il pentito Buscetta vuole testimoniare, ma uno è particolare, quello in cui
accusa Andreotti, “smontato” dall’avvocato Coppi. Che lo spettatore erige però
a avvocato della mafia. Ottime anche le ricostruzioni dei processi a Riina e i
Corleonesi (che si erano potuti vedere in una vecchia tramissione in diretta differita di Rai 3) o, prima, il megaprocesso di Falcone, con i giudici incapaci
di dominare il dibattito, preda degli oltraggi della plebaglia mafiosa. E
finalmente un film di mafia che fa vedere i mafiosi per quello che sono, bestie
parlanti.
Con qualche svarione: Falcone
non era un giudice arcigno, sprezzante, era anzi partecipe, vispo: aveva lo sguardo sorridente, non
viveva nella morte. Buscetta qualche difetto ce l’aveva, per esempio le tante
mogli, o la “spensieratezza”, non era un eroe.
Marco Bellocchio, Il traditore
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