sabato 1 giugno 2019

La mafia quale è

Ritorna coinvolgente Bellocchio, e incatena l’attenzione. Ma non alla maniera dei “Pugni in tasca”, in quella del thriller legale hollywoodiano – anche se la storia è nota ai più, e gli esiti pure.
L’argomentazione vola spedita, gli attori sono tutti nel ruolo, convincenti, il ritmo riesce a creare l’attesa.
Memorabile il processo. I processi cui il pentito Buscetta vuole testimoniare, ma uno è particolare, quello in cui accusa Andreotti, “smontato” dall’avvocato Coppi. Che lo spettatore erige però a avvocato della mafia. Ottime anche le ricostruzioni dei processi a Riina e i Corleonesi (che si erano potuti vedere in una vecchia tramissione in diretta differita di Rai 3) o, prima, il megaprocesso di Falcone, con i giudici incapaci di dominare il dibattito, preda degli oltraggi della plebaglia mafiosa. E finalmente un film di mafia che fa vedere i mafiosi per quello che sono, bestie parlanti.
Con qualche svarione: Falcone non era un giudice arcigno, sprezzante, era anzi partecipe, vispo: aveva lo sguardo sorridente, non viveva nella morte. Buscetta qualche difetto ce l’aveva, per esempio le tante mogli, o la “spensieratezza”, non era un eroe.
Marco Bellocchio, Il traditore

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