“L’esperienza
di Dio” è la prima “esperienza di vita” di questo “schizzo di alcuni ricordi”,
che Lou Andreas-Salomé ha redatto frettolosamente sui settant’anni, poco prima
della morte – legandoli a Ernst Pfeiffer, l’amico che l’accudiva. Che partono
dunque seriosi. È una storia personale che la psicoanalista Lou crea di se
stessa. Alla “perdita” di Dio – non della divinità o del senso religioso delle
cose - ci arriva a ritroso, per “la difficoltà
che provavo a sentirmi a mio agio nel reale – nell’ «assenza di Dio»”, ma senza
mai perdersi.
Una
serie di ricordi tutti targati “esperienza”. Assortiti da un lungo testo su
Rilke, e memorie ricorrenti della loro “storia”, in Russia, a Worpspede, Duino,
Vienna, Berlino, Parigi. Da uno breve su Andreas, il marito. Da due scritti
altrimenti noti sui rapporti con Freud. E da un ricordo di vita famigliare,
prima e dopo la guerra, sullo sfondo ancora il professor Andreas, l’uomo con cui
aveva concluso il matrimonio “bianco”.
“L’esperienza
di Dio” che apre la raccolta viene legata a “una forte regressione infantile e
a un desiderio di attardarsi nell’infanzia”. Una “esperienza” che però l’ha
segnata e la segna. Ad essa è legato il suo primo grande amore, prima che per
Rilke: per il pastore olandese, luterano riformato, sposato, Gillot. Lei stessa
lo ribadisce, con l’aneddoto del versetto delle Scritture, I.Thess., 4,11,
“Fatevi un impegno di vivere in pace, di occuparvi delle cose vostre e lavorare
con le vostre mani”. Uno dei 52 versetti, uno a settimana, appesi a calendario
in un telaio di legno sopra il suo letto di bambina, che l’hanno seguita tutta
la vita, con tutto il calendario e il telaio. Vanamente modificato da
Nietzsche, che “volle sostituirlo on la frase di Goethe, «Perdere l’abitudine
della mezza misura per vivere risolutamente nella totalità, nella pienezza e
nella bellezza»”.
Non
sono ricordi innocenti, Lou Andreas-Salomé andrebbe riletta, alla luce della
“esperienza di Dio”. Filosofa e teologa si dice in queste tarde note, non
psicoanalista, e le due passioni lega alla “esperienza di Dio”: “Ciò che mi ha
più attirato verso gli esseri – i morti come i vivi – che si sono intieramete
consacrati a questo genere di riflessioni, sono gli esseri stessi. Avevano
voglia di esprimerlo con una moderazione tutta filosofica, si vedeva bene che,
in un senso per così dire dinamico, Dio
era stata la loro prima e ultima esperienza”. Che sembra abusivo, e lo è di
Democrito, per esempio, di Lucrezio. Ma di Nietzsche è certamente vero.
È
Dio, divenuto “invisibile”, “scomparso”, che determina tutte le “esperienze”
nelle quali Lou Andreas-Salomé espone i capitoli del vero e proprio “sguardo” o
ricordo: “esperienza di Dio”, “dell’amore” (per Gillot), “della famiglia”,
“della Russia” (Rilke), “dell’amicizia”. Una “forma di fede” che Lou chiama
“rispetto”: “Contro ogni logica, devo confessare che qualsiasi forma di fede,
anche la più assurda, sarebbe preferibile al fatto che l’umanità perda ogni
rispetto”.
Lo
stile è diretto, la scrittura conversativa, quasi rispondesse a interlocuzioni,
a domande che essa stessa si pone. Nietzsche si segnala per la quasi assenza.
Molto c’è anche il rapporto
intimo con Paul Rée, benché non “matrimoniale” – Rée era detto dagli amici, non
senza perfidia, “la demoiselle d’honneur”,
di Lou bentinteso: vissero alcuni anni insieme, tendendo circolo, specie a
Berlino, e a Monaco e Vienna. Di “grande taglia” dice di sé - anche chi l’ha
vista con Rilke lo nota. Promiscua. A Parigi ha una storia con un emigrato russo
implicato nell’assassinio dello zar Alessandro I, che la introduce nella
comunità russa espatriata: con lui passa una vacanza in Svizzera. Vive anche
con Frieda Von Bülow, a Monaco. Dove poi, incontrando Rilke, presentatole da
Wassermann, la abbandona senza spiegazioni per convivere col giovane poeta. Con
Rilke conviverà anche a casa, col marito dottor Andreas.
Molti i personaggi di cui
abbozza ritratti: Max Reinhardt, Stanislavsky, etc. Rilke è il grande amore.
Lei si fa vanto di avere ispirato anche molta sua poesia, “Il libro delle ore”
e altri componimenti – vanto che Pfeiffer fonda con i riferimenti epistolari:
molta poesia di Rilke è versificazione di lettere a Lou. La religiosità
pervade, perfino pesante, anche il lungo saggio-colloquio post mortem con Rilke,
“Con Rainer”. Di cui ricorda di averne fatto un personaggio del racconto “La
casa”, col suo accordo, di un ragazzo che vive felice coi genitori.
L’edizione
francese ricalca quella originale di Ernst Pfeiffer, molto più estesa
dell’edizione italiana. Con un ricchissimo apparato di note, le prefazioni
dello stesso Pafeiffer alle prime tre edizioni, che si sono venute arricchendo
di nuovi materiali, e l’inclusione di altri scritti correlati, per il rapporto
con Rilke e per quello con Freud.
Andreas-Salomé, Sguardo
sulla mia vita, SE, pp. 204 € 22
Ma vie. Esquisse de
quelques souvenirs, Puf, pp. 315 € 13
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