Un Montabano un po’
slegato. E più inzeppato che mai, di incubi, frasi fatte, Catarella, il
questore, Ragonese, Ingrid, e i litigi con Livia – Salvatore Silvano Nigro deve
superarsi per farne un racconto straordinario nel risvolto. Più camilleriano, o
meridionale, del solito quanto a sfiducia nelle forze dell’ordine: i Carabinieri
servili e incapaci, il Signore-e-Questore burocrate, è scorretta anche la Guardia
di Finanza. Tutti al guinzaglio dell’Fbi.
Il racconto è questo,
della “scorrettezza” di Camilleri, nel mentre che si pronuncia per l’acqua
pubblica, gli sbarchi, e ogni altro tema corretto. Prende in giro anche il
#metoo: in una pausa dell’esercizio, la “buttana” bionda vuole fare denuncia in
commissariato contro uno scippatore non per lo scippo ma perché, scippandola,
le ha toccato il sedere.
Niente altro. Il film non si è fatto è quindi, chissà, un buon regista avrebbe avuto una buona idea. Alla lettura è solo fatica. Una storiaccia, pure Montalbano la rinnega.
Niente altro. Il film non si è fatto è quindi, chissà, un buon regista avrebbe avuto una buona idea. Alla lettura è solo fatica. Una storiaccia, pure Montalbano la rinnega.
Andrea Camilleri, Il cuoco dell’Alcyon, Sellerio, pp. 251
€ 14
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