Un’intercettazione al Metropol, l’albergo per decenni
del Kgb a Mosca, è roba da servizi segreti.
Ma: servizi americani, a Mosca? Più probabile di servizi
russi. Ma: contro Putin, che invece ha tutto l’interesse a un Salvini vincente?
Improbabile. L’ambiguità è però una conferma: succede così nella disinformacija, che non si sa che pesci prendere. Allora si razionalizza: Putin non sacrifica Salvini, ma tende una mano alla Cia.
Il décor vecchiotto,
da Le Carré, dice l’intercettazione al Metropol una beffa. Che la modalità
della corruzione porta al sarcasmo, copiata pari pari dal vecchio modello dello
“sfioramento”. Praticato per decenni dall’Eni, sulle forniture di petrolio e di
gas da Mosca, per conto del Pcus, il partito comunista sovietico, con versamenti
su conti anonimi svizzeri in disponibilità al Pci.
Con un aspetto inquietante: che i servizi russi collaborano con gli americani. Tutta la storia del Russiagate sarebbe da rivedere.
Con un aspetto inquietante: che i servizi russi collaborano con gli americani. Tutta la storia del Russiagate sarebbe da rivedere.
Contro la rete, l’informazione diffusa
Volendo,
da credenti nell’innovazione, nella rete, nei social, nell’informazione diffusa,
le cose inquietanti sono due: che Russia e Usa collaborano per imbordellire la
rete, e ogni possibilità di informazione democratica.
Che
i servizi utilizzino i media non è una novità, si faceva al tempo di
Montesquieu e le “Lettere persiane” – il socialista Mussolini improvvisamente interventista nel 1915 col suo
giornale al soldo dei servizi francesi è un caso fra i tanti. Ma qui, se russi
e americani sono “uniti nella lotta”, l’offensiva è generale per stroncare ogni
alternativa in rete - alternativa ai controlli.
A mano che non si tratti solo dello schema, anche questo vecchio, stile guerra fredda, di Washington e Mosca unite contro la Unione Europea.
A mano che non si tratti solo dello schema, anche questo vecchio, stile guerra fredda, di Washington e Mosca unite contro la Unione Europea.
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