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lunedì 8 luglio 2019

Come Bannon portò a Trump i “duplici odiatori”


Tra i due non è finita bene. Steve Bannon – è lui il diavolo – ha detto la figlia del presidente più stupida di un mattone, e Trump lo ha twittato “pazzo”. Ma Bannon è l’artefice della vittoria a sorpresa di Trump nel 2016. La ricostruzione di Green, giornalista della Cnn, che Giovanni Orsina presenta e poi commenta, spiega come vi si è arrivati.
Bannon è un ufficiale di Marina che dopo sei anni lascia la vita militare per la Harvard Business School. Dopo la quale vivacchia nel mondo degli affari. Senza lustro, ma abbastanza da farsi un nome nell’impero finanziario di Robert Mercer. Che non è per Trump, e anzi è contro, ma quando Trump diventa il candidato repubblicano si propone di sostenerlo finanziariamente purché affidi la campagna elettorale a Bannon. Trump licenzia Paul Manafort, l’uomo d’affari ora condannato per operazioni illegali in Ucraina, e affida la campagna a Bannon. Che lavorerà gratuitamente, ma chiede e ottiene pieni poteri.
È a Bannon, spiega Green, pur senza sponsorizzare il personaggio, che Trump deve l’elezione. Alla sua idea di caccia ai “duplici odiatori”, facilmente individuabili in rete: contro Hillary Clinton, cioè, e contro Trump. Bannon puntò a canalizzare l’odio su Clinton, facendo di Trump la scelta meno peggio. E con lo spostamento di questo voto riuscì a conquistare gli stati che poi si rivelarono decisivi.   
Joshua Green, Il diavolo e la conquista del potere, Luiss University Press, pp. 245 € 23

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