venerdì 19 luglio 2019

Il latino in noi

Una rilettura piacevole - appuntita ma non saccente - di autori, testi, riferimenti anche minimi o occasionali, della latinità, anche cristiana. All’insegna di dieci parole caratteristiche, del latino e del nostro mondo: ars, signum, modus…. Per quello che si sa – “il latino non è una lingua morta”, malgrado la chiesa di Roma - ma senza revanscismi, su un presupposto semplice: la storia non muore. E il latino a lungo è stato “la lingua per eccellenza, il prototipo e l’archetipo universal del linguaggio”.
Divagazioni d’autore, più che enciclopedia. Di autore erudito, che (ri)racconta il latino. A suo modo, un breviario personale. Di “Ars”, una delle voci più brillanti, manca per esempio l’accostamento principale, al greco techne – o è ridotto, senza evocare la tecnica, a parentesi: “(l’ars ha sempre un aspetto pratico)”. Ma l’incompletezza non inficia la lettura. “Modus” al contrario sorprende per la prolificità:, fino a “moderno”, alla “moda”, al “come, comme, como” neo latino, da “quomodo”, alla misura musicale, e nella translitterazione med-, alla medicina, a Medea, etc. – e ai “modisti”, i linguisti del secondo Duecento del “modus significandi”, delle parole segni delle cose.
Gardini, italianista in cattedra a Oxford, ma di suo latinista, curatore di Ovidio, Marco Aurelio, Catullo (e anglista in Italia, traduttore di Hughes e Dickinson), aveva cominciato, spiega, dedicandosi alla parole “più rappresentative della mentalità latina (pietas, furor, decorum, ius, fas, gravitas ecc.)” ma poi ha optato per “dieci parole di origine latina che avessero una storia avventurosa e coinvolgente”.
Un lavoro in difesa e a promozione del vocabolario, inteso a ravvivare l’interesse alle parole. Si direbbe il giapponese smarrito nella giungla che continua una guerra da tempo persa e finita, ma Gardini fa “come se”, e il lettore pure – c’è sempre tempo per aprire le finestre.
Nicola Gardini, Le dieci parole latine che raccontano il nostro mondo, la Repubblica, pp. 205 € 9,90



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