venerdì 19 luglio 2019

Il Millennio sticazzi

“Alzi la mano chi davvero ha mai letto un suo libro”, è il garbato omaggio di Grillo a Camilleri: “Io mai. Tutto in dialetto, non si capisce un cazzo… “. Applausi. Di un pubblico piuttosto senile, in campagna nella bassa emiliana, con molti vuoti, e più che altro rassegnato. Ad applaudire appena sente “un cazzo”. Malinconia del comico. Ma Grillo non è solo.
“Buongiorno un cazzo” è la cover per cellulari più riprodotta, in vari colori e sfumature di colore, al banco delle cover nei grandi Carrefour 24h. Che vorrà dire?
I libri del genere young adult sono praticamente tutto  “un cazzo” e “sticazzi” – il best-seller “gesuitico” di Einaudi “A volte ritorno”, sul ritorno di Gesù in terra, ne è un tripudio. Non si capisce in che senso, è un intercalare privo di senso, specie ora che la funzione dell’organo è desueta. La terminologia cazzesca è peraltro più spesso di autrici, influencer o scrittrici in erba. Sembra un segno di dislessia.
O è un intercalare per non sapere che dire. Una volta si bestemmiava, ora che non ci sono più i santi, si fa coprofilia, o una qualche forma di parafilia parassessuale. Ma anche l’organo in questione non ha più una funzione, e dunque?
È l’esito dell’analfabetismo di ritorno a scuola, se un terzo dei licenziati non capisce l’italiano? Sarà un millennio di carestia linguistica, nell’affluenza delle cose.

Si dice che internet ha migliorato e arricchito il liguaggio. Restringendolo?
Alla formazione non si sfugge.

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