Antropologia
– Se ne contestano l’impianto e le
ricerche alla luce del “politicamente corretto”, dell’uguaglianza-omogeneità.
Ma se ne lasciano impregiudicate le testimonianze, pure passibili di accertamento
storico. Il cannibalismo in Centro America e in Africa. I sacrifici umani, in Africa
e in Centro America. L’assassinio rituale dei re, cessata la funzione, o dei
vecchi, degli storpi, delle figlie femmine fino a qualche anno fa, in Africa e
in Asia. Testimoniate da antropologi pure recenti, degli anni 1970-1980. Marvin
Harris sopra tutti, “Cannibali e re”, l’inventore del materialismo culturale
che furoreggiò non molto tempo fa, negli anni 1970-1980, e tuttora si
ripubblica, nei saggi Einaudi e nei saggi Feltrinelli.
“Ricerche” a loro tempo politicamente
corrette, quelle di Harris, nelle quali si spiega il cannibalismo rituale azteco col bisogno di
sovvenire alle carenze proteiniche. Delle classi privilegiate – Cannibali e re”
è del 1977, ma già da un decennio Harris spiegava il Diamat degli aztechi, il
vezzo di asportare gli organi dei condannati ancora vivi, e di mangiarseli, per
dire che c’era carenza di proteine....
Resta da spiegare la schiavitù. Resta
ancora da accertare il razzismo: se la “tratta” fu alimentata dagli arabi, che
razziavano gli africani indifesi, creando la domanda dei negrieri per le colonie
americane, o viceversa, se la domanda alimentò le razzie.
Maometto
– Canetti, “Il libro contro la morte”, lo
avrebbe voluto “il D io degli ebrei”. In un appunto del 1956 rivela: “Anno dopo
anno ritorno alla figura di Maometto. Non lo abbanono, non m’abbandona. Ho trovato
in me lo spavento che ispira. Che importano i greci, gli ebrei, i cinesi ! Che
ho da illudermi con questi uomini di alta cultura! Ho bell’appassionarmene, non
sono loro. Ma Maometto è come un ebreo. Il Dio degli ebrei lui l’ha condotto
sino ala fine, al suo impero terrestre. Il profeta vero è Maometto, gli altri hanno
capito male Yahvé. Io so esattamente
che cosa Maometto voleva, che cosa sentiva. Conosco i suoi cimiteri, conosco le
sue donne,conosco la presunzione della sua giustizia. Conosco la sua natura corporea,
conosco la fobia delle anime. Conosco il fuoco della ripetizione e conosco il degrado
della rivoluzione divenuta legge”. Vicino lo sente soprattutto per il senso
della morte: che ci sia “un’anima disgiunta dal corpo è ai miei occhi una
buffoneria”.
Memoria
– Il politicamente corretto, o teoria dei
diritti, tende a cancellarla. Non a correggerla, a cancellarla. Di Colombo non
si vuole un’altra lettura, ma la cancellazione della memoria, con i monumenti e
la toponomastica. Lo stesso con la prima storia americana, con la schiavitù e
la caccia agli indiani. O con Kipling, di cui gli universitari di Manchester hanno cancellato il murale della poesia If - per sostituirlo con una poesia della poetessa, attrice e ballerina afroamericana Maya Angelou (che di Kipling e di If è stata ammiratrice).
Novecento – Il secolo di Hegel? Secolo breve
secondo Hobsbawm, ma meglio si direbbe tragico, per le due guerre mondiali e
Hiroshima – oltre alla tante guerre del secondo Novecento, l’Indocina, la
Corea, l’Algeri, il Vietnam, e la “mobilitazione totale”, la guerra contro i
popoli. Canetti lo dice l’esito di Hegel - della dialettica più che della “Fenomenologia
dello spirito”, della storia finalizzata. “Sono più che mai convinto”, scrive
nel 1969, negli appunti pubblicati come “Il libro contro la morte”, “che le
teorie politiche del secolo XIX- e non ne escludo alcuna – sono speciose e false. Revisionarle o completarle non
servirebbe a niente: sono fondamentalmente false. Questo si vede con più chiarezza
trattandosi di teorie che furono le più ricche di conseguenze, e cioè quelle
che derivano da Hegel. Con la dialettica come la intende Hegel, non si arriva propriamente a nulla”.
Oikofobia – Il vecchio odio-di-sé teorizzato in filosofia
da Roger Scruton, “Il bisogno di nazione”. Detto di chi rifiuta le proprie radici,
nazionali e culturali, per assumerne altre che ritiene migliori. L’antitesi della
xenofobia, altrettanto risoluta.
Scruton,
conservatore passato agli annali come “il filosofo che inventò
l’oikofobia”, in realtà la riprese dalla psichiatria, e dalla pubblicistica ebraica.
Il filosofo tedesco Theodor Lessing tratteggiò l’oikofobia come “odio-di-sé”
del mondo ebraico, o il rifiuto della propria cultura in favore dell’assimilazionismo,
nel 1930, da sionista – sarà assassinato presto, nell’estate del 1933.
In psichiatria l’oikofobia sintetizza l’avversione verso la
famiglia e l’ambiente domestico. Può anche essere usato per indicare una fobia
del chiuso, della casa come ambiente chiuso. Si fa risalire al 1808, all’uso
che il poeta e saggista Robert Southey ne fece per dire la Wanderlust inglese, la
mania inglese di viaggiare, conoscere luoghi nuovi, stabilirvisi.
Theodor
Lessing era un filosofo ottimista della storia. “La storia come conferimento di
senso a ciò che non ha senso” è il titolo della sua opera più famosa, 1919, appena
dopo la guerra orrenda. Dieci anni dopo elaborò la categoria del Selbsthass, l’odio-di-sé. Il filosofo la
elaborò nel 1930 in riferimento agli ebrei, lui ebreo. Agli intellettuali ebrei
che si volevano antisemiti, imputando alla religione, e in particolare
all’ebraismo, che la religione lega alla razza, l’origine dei mali nel
mondo. Tre anni più tardi, all’avvento
di Hitler, Th. Lessing, che si professava “tedesco, sionista, comunista”, si rifugiò in Cecoslovacchia, a Marienbad. Ma
tre tedeschi di Cecoslovacchia lo uccisero - il 30 agosto, e poi
tranquillamente emigrarono al sicuro in Germania.
Scruton
nel 2004 ne ha fatto “il ripudio dell'eredità e della casa”, dell’eredità
culturale. Equivalente della xenofilia. Per motivi
politici o psicologici. L’antitesi della xenofobia. Scruton recupera l’oikofobia
psichiatrica, come “stadio adolescenziale”, parallelo al rifiuto della
famiglia. E la amplia alla cultura, che dice di sinistra, impegnata
accademicamente contro “sia la cultura comune dell’Occidente, sia il vecchio
curriculum educativo che cercava di trasmettere i suoi valori umani”. Una
tendenza che vede espressa soprattutto da Foucault, dall’“assalto alla società
borghese” dal suo interno, e da Derrida, “oikofobo classico”, puntato a sovvertire
tutte le “case”, le tradizioni teologiche, legali, letterarie.
Surroga – Prelude all’estinzione dei mammiferi. Una volta disgiunte le funzioni procreatrici, la paternità e la maternità naturali, nulla vieta di pensare che, così come c’è la fecondazione in vitro, si possa costruire la gestazione artificiale.
astolfo@antiit.eu
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