Beduini
– Erano “beduini” (“badawi” in inglese) nell’Ottocento
i semi-nomadi del Nord Africa, tra il deserto occidentale dell’Egitto e il
Sahara tunisino. Grosso modo i libici di oggi, in prevalenza arabi. L’arabista
Burton in “L’Oriente islamico” ne faceva negli anni 1880 un quadro molto
negativo: “Il Badawi di bassa lega è un traditore nato, che considera la lealtà
una cosa stravagante o una forma di codardia. Unisce la crudeltà del gatto alla
selvatichezza del lupo e non c’è giuramento o generosità che lo vincoli”.
Curiosamente, Burton ricordava che così il
beduino era già descritto nel racconto immaginario di viaggio del Trecento che
la letteratura inglese registra sotto il nome fittizio di “John Mandeville”: “Gli
arabi detti beduini o ascopardi sono malvagi, sleali, di natura maledetta”.
Bhang
–Nome d’uso della canapa indiana, oggi
marijuana, a lungo in Africa. Le “truppe cammellate” inglesi, francesi,
italiane, erano autorizzate a farne uso liberamente – a farne uso con gli
animali, per evitare o ridurre gli effetti della stanchezza.
La presunta origine della parola ne
attesterebbe un suo molto antico. Dal “nepente” di Omero, il preparato di
canapa sarebbe passato a chiamarsi Nibandji tra i copti, i cristiani d’Egitto.
Da cui la contrazione Bhang.
L’uso della canapa indiana a fini
inebrianti si vuole peraltro attestata da Erodoto, presso gli abitanti della Scizia,
il territorio a Nord e a Est del mar Nero, nelle cerimonie religiose: facevano
bruciare semi e foglie della canapa indiana e ne aspiravano il fumo. Lo stesso
uso si rilevava a fine Ottocento tra i Boscimani del Sud Africa.
Complotto
– Romain Gary, combattente della
Resistenza in Francia, diplomatico e scrittore, lo dice il dato caratterizzante
del Novecento -. “Les trésors de la Mer Rouge”, p. 89: “Mai un secolo, nemmeno
nel Medio Evo, ha tanto creduto alle potenze oscure quanto il nostro. A questo
bisogno di credere alla ragione nascosta,
a una chiave universale, e di credervi non importa a che prezzo, fosse pure quello
della propria dannazione, non rispondono più i sabba delle streghe, ma quello
delle polizie segrete”.
Imperialismo
– È ambivalente: costrittivo e
liberatorio, sfruttatore e produttivo, distruttivo e costruttivo,
modernizzatore. Gramsci lo nota a proposito di Kipling, in una nota dal
carcere (“Quaderno 3 (XX) § (146): “Potrebbe, l’opera di Kipling, servire per
criticare una certa società che pretende di essere qualcosa senza avere
elaborato in sé la morale civica corrispondente, anzi avendo un modo di essere
contraddittorio coi fini che verbalmente si pone. D’altronde, la morale di
Kipling è imperialista solo in quanto è legata strettamente a una ben
determinata realtà storica. Ma si possono estrarre da essa immagini di potente
immediatezza per ogni gruppo sociale che lotti per la potenza politica. La
«capacità di bruciare dentro di sé il proprio fumo stando a bocca chiusa», ha
un valore non solo per gli imperialisti inglesi”.
Inferno – Ce n’era uno
freddo per i popoli del deserto, recepito dall’islam, spiega Richard F. Burton,
“L’Oriente islamico”, p. 44: “Molto saggiamente, i musulmani hanno un inferno
caldo, e un inferno freddo. Questo è chiamato Zamharir (freddo intenso) o Al-Barahut,
nome derivato da quello di un pozzo nello Hadramaut”.
Italiani – Quelli di D’Azeglio
non sono quello che si dice - “L’Italia è fatta, ora bisogna fare gli
italiani”. L’ex presidente del consiglio sabaudo delle leggi Siccardi, contro
il foro e le immunità ecclesiastiche, era pessimista e, si direbbe, antitaliano.
In privato ma non tanto, se così ne scriveva alla moglie, che gli rimproverava
l’intrattabilità: “Beata te che vedi Italia e Italiani in rosa. Non vorrei
levarti l’illusione, ma bisogna pure che ti domandi se, assimilandoli agli
inglesi e ai francesi, hai pensato alla loro storia, e alla nostra”. Al meglio li
assimilava ai greci – che allora avevano fama di pastori e banditi di passo:
“Meno la guerra d’indipendenza, i poeti, i letterati, gli artisti – in tutto,
appena un paio di secoli – per il resto guerra civile, giogo straniero, servitù
sempre! Per essere gente di molto talento, poco giudizio, meno carattere, vana,
quindi invidiosa e incapace di sacrificio senza una platea che gli applaudisce”.
Sembra l’Italia che vota social.
Kamikaze
– “Questi “umili” potentati dell’islam”,
notava Canetti nel 1989, ai primi kamikaze, allora in Palestina, “che trovano
del tutto naturale votare qualcuno alla morte, commettono così facendo il
sacrilegio che denunciano quotidianamente come il peggiore, e cioè si
dichiarano eguali a Dio. Disponendo a loro piacimento della morte, usurpano
molto semplicemente il suo potere”.
Leggi
razziali – Furono applicate con più durezza e
immediatezza che le analoghe leggi tedesche di Norimberga del 1936. Le prime
leggi, del 5 settembre 1938, furono applicate immediatamente nel’insegnamento,
con l’allontanamento di tutti gli insegnanti, fino all’università, e di tutti
gli allievi, dalle elementari all’università, dalle scuole statali. Senza
preavviso né transizione, dal giorno all’indomani. Lo stesso nelle Forze Armate
– come in ogni altro ambito della Funzione Pubblica. Con qualche caso di
suicidio. Nell’esercito si ricorda il colonnello di fanteria Giorgio Morpurgo,
volontario di Spagna col contingente italiano, che all’annuncio dell’esonero
subito dopo le leggi del 5 settembre, a guerra praticamente finita, avanzò
disarmato verso il fronte nemico finché non fu abbattuto da una raffica di mitragliatrice.
Malthusianesimo
– Il controllo o riduzione della
popolazione è stato sempre praticato. Spesso con l’eliminazione dei neonati,
soprattutto se femmine – pratica, questa, documentata all’Onu ancora in anni
recenti in Cina, in India, e in alcune tribù arabe. Licurgo a Sparta aveva
proibito la procreazione senza la previa approvazione dello Stato – Licurgo forse non è esistito,
ma la “legge di Licurgo” sì.
La liquidazione delle figlie era diffusa
anche nell’antica Grecia. L’epigrammista Posidippo, del III secolo a.C.,
lamenta in un distico: “Un uomo, per quanto povero, non espone il figlio maschio,\
ma, anche se ricco, non tiene con sé la figlia femmina”.
Sfioramenti – Il “sistema” proposto dagli incogniti russi al Savoini di
Lombardia-Russia e ai suoi soci “avvocati d’affari”, all’hotel Metropol di
Mosca, che fu l’albergo del Kgb quando Mosca era la capitale dell’Unione Sovietica,
ricalca il vecchio modello delle tangenti, dette allora “sfioramenti”, che l’Eni
pagava sulle forniture di petrolio e gas dall’Urss a beneficio del Pcus, il
partito Comunista sovietico, su conti anonimi svizzeri in disponibilità del
Pci. A essi attingevano fiduciari non dipendenti dal Pci. Da ultimo, si
ritiene, Primo Greganti. E forse, per il prosciugamento dei conti dopo il
crollo dell’Urss nel 1991, due fratelli eccellenti, di Occhetto e di Veltroni.
Quest’ultimo, Valerio Veltroni, poco credibile perché inaffidabile (è al centro
di varie operazioni dubbie, in Toscana e altrove, da ultimo quale
amministratore dello stabile di San Lorenzo a Roma occupato dagli spacciatori
che hanno violentato e ucciso la ragazza Desirée – implicato ma mai inquisito),
anche se fu tramite di 200 miliardi di lire nella liquidazione del Pci.
astolfo@antiit.eu
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