domenica 21 luglio 2019

Il mondo com'è (377)

astolfo

Beduini – Erano “beduini” (“badawi” in inglese) nell’Ottocento i semi-nomadi del Nord Africa, tra il deserto occidentale dell’Egitto e il Sahara tunisino. Grosso modo i libici di oggi, in prevalenza arabi. L’arabista Burton in “L’Oriente islamico” ne faceva negli anni 1880 un quadro molto negativo: “Il Badawi di bassa lega è un traditore nato, che considera la lealtà una cosa stravagante o una forma di codardia. Unisce la crudeltà del gatto alla selvatichezza del lupo e non c’è giuramento o generosità che lo vincoli”.
Curiosamente, Burton ricordava che così il beduino era già descritto nel racconto immaginario di viaggio del Trecento che la letteratura inglese registra sotto il nome fittizio di “John Mandeville”: “Gli arabi detti beduini o ascopardi sono malvagi, sleali, di natura maledetta”.  

Bhang –Nome d’uso della canapa indiana, oggi marijuana, a lungo in Africa. Le “truppe cammellate” inglesi, francesi, italiane, erano autorizzate a farne uso liberamente – a farne uso con gli animali, per evitare o ridurre gli effetti della stanchezza.
La presunta origine della parola ne attesterebbe un suo molto antico. Dal “nepente” di Omero, il preparato di canapa sarebbe passato a chiamarsi Nibandji tra i copti, i cristiani d’Egitto. Da cui la contrazione Bhang.
L’uso della canapa indiana a fini inebrianti si vuole peraltro attestata da Erodoto, presso gli abitanti della Scizia, il territorio a Nord e a Est del mar Nero, nelle cerimonie religiose: facevano bruciare semi e foglie della canapa indiana e ne aspiravano il fumo. Lo stesso uso si rilevava a fine Ottocento tra i Boscimani del Sud Africa.   

Complotto – Romain Gary, combattente della Resistenza in Francia, diplomatico e scrittore, lo dice il dato caratterizzante del Novecento -. “Les trésors de la Mer Rouge”, p. 89: “Mai un secolo, nemmeno nel Medio Evo, ha tanto creduto alle potenze oscure quanto il nostro. A questo bisogno di credere alla ragione nascosta, a una chiave universale, e di credervi non importa a che prezzo, fosse pure quello della propria dannazione, non rispondono più i sabba delle streghe, ma quello delle polizie segrete”.

Imperialismo – È ambivalente: costrittivo e liberatorio, sfruttatore e produttivo, distruttivo e costruttivo, modernizzatore. Gramsci lo nota a proposito di Kipling, in una nota dal carcere (“Quaderno 3 (XX) § (146): “Potrebbe, l’opera di Kipling, servire per criticare una certa società che pretende di essere qualcosa senza avere elaborato in sé la morale civica corrispondente, anzi avendo un modo di essere contraddittorio coi fini che verbalmente si pone. D’altronde, la morale di Kipling è imperialista solo in quanto è legata strettamente a una ben determinata realtà storica. Ma si possono estrarre da essa immagini di potente immediatezza per ogni gruppo sociale che lotti per la potenza politica. La «capacità di bruciare dentro di sé il proprio fumo stando a bocca chiusa», ha un valore non solo per gli imperialisti inglesi”.

Inferno – Ce n’era uno freddo per i popoli del deserto, recepito dall’islam, spiega Richard F. Burton, “L’Oriente islamico”, p. 44: “Molto saggiamente, i musulmani hanno un inferno caldo, e un inferno freddo. Questo è chiamato Zamharir (freddo intenso) o Al-Barahut, nome derivato da quello di un pozzo nello Hadramaut”.

Italiani – Quelli di D’Azeglio non sono quello che si dice - “L’Italia è fatta, ora bisogna fare gli italiani”. L’ex presidente del consiglio sabaudo delle leggi Siccardi, contro il foro e le immunità ecclesiastiche, era pessimista e, si direbbe, antitaliano. In privato ma non tanto, se così ne scriveva alla moglie, che gli rimproverava l’intrattabilità: “Beata te che vedi Italia e Italiani in rosa. Non vorrei levarti l’illusione, ma bisogna pure che ti domandi se, assimilandoli agli inglesi e ai francesi, hai pensato alla loro storia, e alla nostra”. Al meglio li assimilava ai greci – che allora avevano fama di pastori e banditi di passo: “Meno la guerra d’indipendenza, i poeti, i letterati, gli artisti – in tutto, appena un paio di secoli – per il resto guerra civile, giogo straniero, servitù sempre! Per essere gente di molto talento, poco giudizio, meno carattere, vana, quindi invidiosa e incapace di sacrificio senza una platea che gli applaudisce”. Sembra l’Italia che vota social.

Kamikaze – “Questi “umili” potentati dell’islam”, notava Canetti nel 1989, ai primi kamikaze, allora in Palestina, “che trovano del tutto naturale votare qualcuno alla morte, commettono così facendo il sacrilegio che denunciano quotidianamente come il peggiore, e cioè si dichiarano eguali a Dio. Disponendo a loro piacimento della morte, usurpano molto semplicemente il suo potere”.

Leggi razziali – Furono applicate con più durezza e immediatezza che le analoghe leggi tedesche di Norimberga del 1936. Le prime leggi, del 5 settembre 1938, furono applicate immediatamente nel’insegnamento, con l’allontanamento di tutti gli insegnanti, fino all’università, e di tutti gli allievi, dalle elementari all’università, dalle scuole statali. Senza preavviso né transizione, dal giorno all’indomani. Lo stesso nelle Forze Armate – come in ogni altro ambito della Funzione Pubblica. Con qualche caso di suicidio. Nell’esercito si ricorda il colonnello di fanteria Giorgio Morpurgo, volontario di Spagna col contingente italiano, che all’annuncio dell’esonero subito dopo le leggi del 5 settembre, a guerra praticamente finita, avanzò disarmato verso il fronte nemico finché non fu abbattuto da una raffica di mitragliatrice.

Malthusianesimo – Il controllo o riduzione della popolazione è stato sempre praticato. Spesso con l’eliminazione dei neonati, soprattutto se femmine – pratica, questa, documentata all’Onu ancora in anni recenti in Cina, in India, e in alcune tribù arabe. Licurgo a Sparta aveva proibito la procreazione senza la previa approvazione  dello Stato – Licurgo forse non è esistito, ma la “legge di Licurgo” sì.
La liquidazione delle figlie era diffusa anche nell’antica Grecia. L’epigrammista Posidippo, del III secolo a.C., lamenta in un distico: “Un uomo, per quanto povero, non espone il figlio maschio,\ ma, anche se ricco, non tiene con sé la figlia femmina”.


Sfioramenti – Il “sistema” proposto dagli incogniti russi al Savoini di Lombardia-Russia e ai suoi soci “avvocati d’affari”, all’hotel Metropol di Mosca, che fu l’albergo del Kgb quando Mosca era la capitale dell’Unione Sovietica, ricalca il vecchio modello delle tangenti, dette allora “sfioramenti”, che l’Eni pagava sulle forniture di petrolio e gas dall’Urss a beneficio del Pcus, il partito Comunista sovietico, su conti anonimi svizzeri in disponibilità del Pci. A essi attingevano fiduciari non dipendenti dal Pci. Da ultimo, si ritiene, Primo Greganti. E forse, per il prosciugamento dei conti dopo il crollo dell’Urss nel 1991, due fratelli eccellenti, di Occhetto e di Veltroni. Quest’ultimo, Valerio Veltroni, poco credibile perché inaffidabile (è al centro di varie operazioni dubbie, in Toscana e altrove, da ultimo quale amministratore dello stabile di San Lorenzo a Roma occupato dagli spacciatori che hanno violentato e ucciso la ragazza Desirée – implicato ma mai inquisito), anche se fu tramite di 200 miliardi di lire nella liquidazione del Pci.

astolfo@antiit.eu

Nessun commento:

Posta un commento