Deutsche Bank non è al fallimento, come
si semplifica nelle cronache, si sta ristrutturando. La cosa fa notizia perché
è la seconda ristrutturazione, radicale, in sei anni. Perché il piano di ristrutturazione
non convince: alla bad bank vanno 74
(settantaquattro) miliardi di crediti inesigibili. E perché la metà dei ricavi
resterà sempre del ramo investimenti, oggi a rischio come ieri.
Altra evidenza non meno scoraggiante: Db
è una banca che è stata fino a ieri sempre privilegiata dalla Bce nei suoi stress test, dalla Vigilanza europea.
Anche se aveva evidenti, sotto tutti i parametri, punti di forte debolezza. Deve riguadagnare molte posizioni di credibilità, il potere politico di ieri è ora la sua debolezza maggiore - la forza politica può essere un handicap nel mercato.
Nel post-crisi bancaria del 2007 aveva
tentato, sotto la guida dello svizzero Ackermann, il ruolo di player mondiale, approfittando della debolezza delle
banche americane, con larga presenza negli stessi Stati Uniti, in tutti i
ruoli, compreso quello speculativo. Una strategia che partiva da lontano, dall’acquisto
di Morgan Grenfell a Londra e di Bankers Trust negli Usa a fine Novecento. Un’aggressività
che la lascia la banca più gravata di futures
incerti, i derivati.
L’azzardo Ackermann si poté concedere
per aver aiutato il governo Merkel almeno in un’occasione, nel 2009, nel salvataggio di una grande banca locale
tedesca. Fu la Db di Ackermann a scatenare nel 2011 la crisi del debito
italiano: vendette in un sol colpo tutti i titoli italiani, e lo fece sapere al
“Financial Times” – i Bot avendo ricomprato a termine, nel mezzo della manovra
al ribasso che aveva avviato, poiché pagano solidi interessi.
Ci furono scandali – non per i Bot. La
dirigenza contestò l’aggressività di Ackermann, che pretendeva “risultati”
trimestrali e perfino mensili. I bilanci non erano lusinghieri. Gli azionisti
cacciarono Ackermann e il suo capo ufficio studi, Mayer – l’artefice
dell’attacco al debito italiano. La banca fu ricapitalizzata, anche con ingenti
capital cinesi – ne detengono almeno il 10 per cento. Ma la gestione è sempre
debole.
Tutto il sistema bancario è debole in
Germania. La cosa non è rilevata perché l’80 per cento del sistema è pubblico,
e il governo Merkel per questo lo ha sottratto ai vincoli e ai controlli
dell’unione bancaria.
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