Eco ne ripercorre le tracce, da
Eschilo a Höderlin, Hegel, Schopenhauer e
Nietzsche. Passando per la redenzione attraverso il dolore, nella
Passione e il cristianesimo dei martiri. E il “rovesciamento” in epoca romantica,
per cui il detto dell’“Ecclesiaste”, “qui
auget scientiam, auget et dolorem”, si trasforma in “qui auget dolorem, auget et scientiam,
chi aumenta il proprio dolore aumenta anche la conoscenza” – “Con Fichte, Hölderlin,
Hegel e Schelling nasce l’incontro tra la filosofia e il tragico, tra la
conoscenza serena e il dolore tormentato”. Senza più illusioni.
È il testo di una lectio magistralis del 2014, alla
cerimonia per la consegna dei diplomi annuali dell’ Accademia delle Scienze di
Medicina Palliativa, quella della “buona morte”, o “cura del dolore”, a Bologna.
Un testo sereno – Eco rinuncia per una volta all’arguzia. Con un rilievo pratico, nella
forma del consenso informato: “La conoscenza, vorrei dire la cultura, alza la
soglia della sofferenza” - protegge, in qualche maniera: “Sapendo cosa stiamo
subendo, vi sappiamo resistere meglio”.
Umberto Eco, Riflessioni sul dolore, Asmepa, pp. 48
€ 5
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