Una rivendicazione del
diritto delle donne a scrivere, sotto forma di racconto sentimentale – un amore
andato a male proprio su questo, l’indipendenza di lei. Scritto durante il
consolato o l’impero di Napoleone, ma da
una donna già celebre come scrittrice (di innumerevoli opere, di
narrativa, e di pedagogia) e
come personaggio. Contessa per matrimonio, Caroline-Stéphanie-Félicité du Crest
era stata il Governatore dei figli di casa d’Orléans, tra essi il futuro re
Luigi Filippo, animatrice di una sorta di asilo-scuola avveniristico nella sua
propria abitazione, con i bambini d’Orléans, i suoi propri, e qualche nipote,
autrice acclamata nel 1779, a 33 anni, di un “Théâtre à l’usage des jeunes personnes”, di cui scrisse subito
Grimm entusiasta, successo doppiato nel 1782 con un testo di pedagogia derivato
da Rousseau, “Adèle et Théodore, où lettres sur l’éducation”. Invitata all’Accademia da D’Alembertt
all’Accademia a condizione che lasciasse il “partito dei devoti”, si rifiutò, e
progressivamente si allomntanò dai philosophes.
Sarà poi autrice di molti racconti e romanzi dimenticati, ricordata per le
voluminose “Memorie”.
Alla rivoluzione aveva
portato i bambini che accudiva a vedere la demolizione della Bastiglia. Ma
quando, nel 1793, il duca d’Orléans fu ghigliottinato, per avere votato contro
la condanna a morte del re Luigi XVI, riparò anche lei all’estero. Vivendo da
allora in poi dei suoi scritti. Ritornò con Napoleone, che la provvide di una
modesta pensione, quindici anni di grande produttività. Che le portarono anche
l’ammirazione di George Sand. E si riconciliò poi con i Borbone, vivendo con
una modesta pensione di casa d’Orléans, e di acquisti di favore – Talleyrand le
acquistò una cassa di autografi. Morirà a 84 anni anni, pochi mesi l’accesso al
trono del suo allievo Luigi Filippo – che la ricorderà nelle “Memorie” come
educatrice “molto democratica”.
La rivendicazione è graziosa,
anche spiritosa.Si conclude perfino con le “gelosie letterarie”, un pezzo
d’antologa, e le “noie della notorietà”. Non nuova: il tema era del tempo, rivoluzionario
e post. Mme de Genlis era stata preceduta da Mme de Staël, “Della letteratura”,
1800, e “Corinna, o dell’Italia”. “La femme auteur”, del 1810, è pubblicato nel
1825, nella raccolta “Nouveaux contes moraux et nouvelles historiques”. Madame
de Genlis era nipote di Mme de Mantesson, l’amante del duca d’Orléans, la quale
scriveva a sua volta – un adattamento dalla “Marianne” di Marivaux è ricordato.
La parte più vivace, oltre
che sull’amato restio a sposare una scritrice, è sulle donne. Sulla loro
incapacità a di “fare gruppo” o “spirito di corpo”.
Madame de Genlis, La femme auteur, Folio, pp. 109 € 2
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