Una trama complicata (poco
risolta) in quest’ultima opera narrativa del Nobel 1993, in difesa dei bambini,
coartati dagli orchi ma anche dai genitori. Con una partenza però fulminante,
di quadri e tempi. Si viene introdotti con una sinfonia di motivi magistrale,
tutta sull’andante con moto: il nero-bianco che rifiuta il nero-nero (la madre rifiuta
la figlia, le rifiuta anche solo un contatto a pelle); il Grande Amore che
finisce così, “non sei il mio tipo”; la moda (la bellezza) del Nero-Nero; la
maestra condannata per sevizie che non ha commesso.
“God help the child” è il
titolo giusto, l’originale – le parole che chiudono il libro: “I bambini, che
Dio li aiuti!” Meglio ancora il titolo che Morrison avrebbe voluto, “The wrath
of the children”, furore e infanzia.
In alcune storie, come
quella della maestra, Morrison rasenta il “j’accuse”, l’indignazione: la
bambina nera-nera fa condannare la maestra per avere una carezza dalla madre nera-bianca
benpensante. Di repertorio gli orchi, uno perfino assassino seriale.
La storia – una c’è, di un amore
negato e infine, tra le morti, recuperato - un po’ si disperde, malgrado il brio
della traduzione, di Silvia Fornasiero. Ma l’impressione resta forte delle
violenze sui bambini. Anche per essere tutte storie di donne – i violentatori
sono poco curati.
Toni Morrison, Prima i bambini, Pickwick, pp. 218 € 9.90
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