Ritorna raddoppiata (ritorna
postuma, curata da Andrea Cortellessa) rispetto a quella originaria, Einaudi
1976, venti sezioni invece di dieci, ma non meno confusa – la prima “Violenza illustrata”
dava solo l’impressione di essere stata montata male alla rilegatura. Alle
violenze di allora, sgomberi, scontri, scioperi, manifestazioni, rapine in banca,
rapine brechtiane dei fondatori di banca, si aggiungono quelle contemporanee: profughi
abbandonati in mezzo al mare, ostaggi, sgomberi di migranti o rom, scontri al G
8, gas chimici in Siria, attentati in India, lo strazio di Gheddafi morto. Che
però non vanno oltre la cronaca.
Il progetto era di una
scrittura grafica: che parlava per immagini, sia pure di parole. Con le
tecniche allora in uso, negli anni 1960, del cut-up e del collage. Un linguaggio innovativo. L’unica
sperimentazione, probabilmente, del Gruppo 63, l’ultima avanguardia italiana, di
cui Balestrini era stato animatore. Che però non produsse testi, non
sperimentali – Eco si esercitò con diletto addirittura nel feuilleton, Arbasino s’incollò al jet-set intellettuale.
Nanni Balestrini, La nuova violenza illustrata, Bollati
Boringhieri, pp. 280 € 18
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