Animalismo
– L’Europa lo
praticava senza saperlo. Richard Francis Burton afferma, in una delle note alle
“Mille e una notte” che traduceva, che “anche nell’Europa medievale si credeva
che la vigilia di Natale il bestiame adorasse Dio”. Portandosene testimone nel
secondo Ottocento: “In Francia e in Italia ho incontrato contadini che
credevano fermamente che in quella notte tutto il mondo animale parlasse e
facesse predizioni per l’anno successivo”- “L’Oriente islamico”, 34.
Burns Singer –
Il poeta scozzese, nato a New York come James Hyman Singer, cittadino americano
di ascendenza polacco-ebraico-irlandese, si racconta così a Elias Canetti – “Il
Libro contro la morte” 139-40: “Burns Singer, il giovane poeta che era da me
l’altro giorno, mi dice che ha tentato di suicidarsi una prima volta a nove
anni. Dopo una lite tra i genitori, suo fratello di sette anni e lui stesso
hanno deciso di strangolarsi reciprocamente. Ognuno ha messo le mani attorno al
collo dell’altro e hanno stretto e stretto, ma non ha funzionato. Molto più
tardi, da studente, essendo arrivato a casa dopo una seduta di dissezione di
seppie, aveva trovato la madre impiccata in cucina. Aveva allora ventidue anni, si era sentito
colpevole e, di nuovo, aveva voluto
morire. La madre era minuscola – “quattro piedi, otto pollici”. Il padre, uno
spilungone dotato di un naso enorme, era spesso ubriaco , e la madre aveva
vissuto con lui un inferno di venti anni.
Quando il padre era molto ubriaco, forzava i figli a inginocchiarsi e a
pregare lo “Sh’ma Israel”: “Era la sola parola ebraica, la sola preghiera
conosciuta da B.S., e gli era stata insegnata dalla sua carogna di padre. Nato in una famiglia ortodossa, il padre di
era sposato tre volte, ma nessuna delle sue mogli successive era ebrea. È per
questo motivo che forzava i suoi figli a pregare quando era ubriaco”.
Casanova - “Il est
fier parce qu’il est rien”: il ritratto che di Casanova fa il principe di
Ligne nei “Mémoires et mélanges” ha dell’autentico. Il principe se ne professa
amico, e nelle memorie fa una lunghissima sintesi della “Storia della mia vita”
casanoviana, allora inedita, e a suo giudizio di ardua pubblicazione, ma con
l’intento di invogliarne l’edizione.
“Casanova era uomo molto intelligente, di tempera mento e
di cultura”, è l’incipit del ritratto. La seconda frase è: “Nelle sue ‘Memorie’
confessa di essere un avventuriero, figlio di padre ignoto e di una cattiva
attrice veneziana”. Il padre ignoto presumendosi non il marito della madre ma
il patrizio veneziano Michele Grimani. Nel ritratto che lo stesso Ligne fa di
Francesco Casanova detto Cecco, il fratello minore di Giacomo, pittore, lo dice
nato due anni dopo Giacomo a Londra dalla stessa madre e dal principe di
Galles, nientemeno. La madre, Giovanna Maria Farussi, detta Zanetta, era attrice,
sposata con l’attore Gaetano Giuseppe Giacomo. Non altrimenti famosa per dotti
di bellezza o attrattiva. Per inventarsi nobili, i fratelli avevano bisogno di
una madre volubile e facile, ma anche una che sapeva fare figli col meglio d’Europa.
La sintesi di Ligne ha anche il pregio di aprire la possibilità che le memoria casanoviane siano inventate, cioè romanzate, da uno che soprattutto voleva essere scrittore. Scrittore di avventure, compreso il futuro genere fantascientifico (“Icosameron”), che un secolo dopo con Verne diventerà il più popolare. Uno che si professava avventuriero per raccontare meglio, con più credibilità, le avventure che voleva raccontare. Che scriveva da ultimo in francese nella speranza di favorire il successo - ma indeciso: l’“Icosameron”, il romanzo fantascientico, scrisse per due terzi in francese, salvo riscriverlo e completarlo in italiano. Dopo una vita di scritture, a Venezia e dappertutto in Italia, da Nord a Sud, fino a Napoli e perfino in Calabria, senza successo.
Nella sua sintesi della “Storia” Ligne dà anche, come racconto
che Casanova gli avrebbe fatto, un “estratto dei miei capitoli, tradotti
dall’italiano”. Come se la “Storia della mia vita” l’avesse scritta in un primo
momento in italiano.
Femminista – “Ho
scoperto Belen, ora collaboro con la Nappi”, spiega Mario Salieri, nome d’arte
di un regista porno che ora s’illustra, senza smettere il porno, portando in
scena un Eduardo minore, “I morti non fanno paura”: “Sono un femminista”. Un
ritorno della parola all’origine. Tradotto all’epoca “femministo”, il primo
“femminista” registrato dal Petit Robert francese è di Alexandre Dumas jr.,
quello della “Signora delle camelie”.
Musil – la sua
forza è la “negazione” secondo Canetti, “Il libro contro la morte, 1969:
“Sfida pressappoco tutto quanto è del
suo tempo e si attiene a questa
sfida. L’energia della negazione è il fermento del suo libro. Inventa, per
attaccarli con rigore e totalmente personaggi che non esistono che sul piano
concettuale. Il combattimento, tutto di fino, è condotto in generale , se non
semrpe, in modo assolutamente cavalleresco”. Ma “Musil non ha niente deludo
Chisciotte” – “Poiché non ha avversario che prende veramente sul serio, per la
buona ragione che gli è sempre superiore, anche a lungo termine, si risolve,
per finire, ad assaporare la sua evidente superiorità”. Un segno di piccolezza:
“poiché la figura di don Chisciotte è la più grande che abbia prodotto lo spirito
europeo, Musil appare sempre macchiato, contaminato, in fin dei conti, da un
sospetto di vanità, quindi di piccolezza. Il più intelligente, incontestabilmente,
è comunque ancora è sempre lui”. E la ragione è che, “al contrario di
Cervantes, non è stato, lui, uno schiavo prigioniero di guerra, e nella guerra
non ha perduto un braccio. D’altro canto, ha avuto l’agio di misurarsi con gli
spiriti apparentemente più profondi del suo tempo. Il fatto di aver potuto
surclassarli è stato insieme la sua fortuna e la sua sfortuna”. Si è decretato
da sé il suo trionfo, si direbbe – “la parola «genio» sorge nel suo libro come
un fantasma onnipresente”.
Pavese - La tarda lettura del diario,
“Il mestiere di vivere”, nel 1960, impressionò molto Canetti, che ne parla in
“Il libro contro la morte”, 133-134, e dice di esserne stato “resuscitato”:
“Tutte le cose
che mi preoccupano cristallizzate in un’altra maniera. Che felicità! Che
liberazione!
“La sua morte
preparata: ma senza abusare di niente, senza il minimo sentimento di patrocinio
per essa. Avviene come se fosse tutto naturale – ma nessuna morte è naturale.
Tratta la morte in privato. Cesare Pavese ne prende conoscenza; ma essa non
diventa esemplare. Nessuno vorrebbe suicidarsi perché lui l’ha fatto.
“E tuttavia,
quando ho voluto morire l’altra notte, nella mia umiliazione estrema, è il suo
diario che ho aperto, e lui è morto per
me. È difficile crederlo: con la sua morte, io sono nato oggi un’altra
volta. Questo processo misterioso si farebbe decrittare: ma io non voglio
farlo. Non voglio occuparmene. Voglio passarlo sotto silenzio”.
Writers – Vengono da lontano: i
monumenti greci e romani, e quelli dell’antico Egitto sono variamente
scarabocchiati. Con iscrizioni anche utili agli epigrafisti, alcune di quelle
di Abu Simbel e di Istanbul. Era pratica greca e romana: i monumenti
dell’antico Egitto, comprese le zampe della Sfinge, hanno iscrizioni in greco e
latino.
letterautore@antiit.eu
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