Accattonaggio – Si è raddoppiato, o triplicato,
nelle città e sulle spiagge: a quello professionale dei rom è stato aggiunto da
qualche anno quello dei giovani africani. La presenza che forse determina la
divisione sull’accoglienza, tra i favorevoli a tutti i costi e gli oppositori.
Walter Benjamin, che l’aveva trovato con sorpresa a Mosca nel 1926, anche
insistente sui tram, notava forse il giusto di questa presenza. “È assai raro
vedere gente che dà qualcosa. L’accattonaggio ha perso il suo presupposto più
importante, la cattiva coscienza sociale, che apre le borse molto più della
compassione”. La cattiva coscienza era eliminata a Mosca dall’egualitarismo
sovietico. E ora?
Balzac - “Questo grande reazionario che è non
di meno la pietra angolare di tutte le modernità letterarie e sociologiche”,
Bertrand Leclair, “Petit éloge de la paternité”. La stessa conclusione già
turbava Italo Calvino, quando lo incluse nella “sua” collezione dei Centopagine
– quindici anni di lavoro, dal 1970 al 1985.
Brexit – È un fatto di costipazione, che dà
cattivo carattere? “I nativi dell’India, sia Indù che Musulmani”, spiegava a
fine Ottocento Richard F. Burton, “s9no abituati ad andare di corpo due volte
al giorno, mattina e sera. Questo potrebbe forse spiegare la loro mitezza e
tolleranza, perché «’est la constipation
qui rend l’homme rigoureux». Dall’ottobre 1831, anno dell’epidemia di
colera in poi, gli Inglesi sono un popolo molto diverso dai propri avi, che
erano sempre costipati”. Per l’influenza, suggerisce l’orientalista traduttore
delle “Mille e una notte”, degli anglo-indiani – da intendersi inglesi
dell’India (allora erano più numerosi degli anglo-indiani di oggi, termine che connota
gli indiani emigrati in Inghilterra): “Gli Anglo-Indiani condividono questa
opinione sul bari fajar, il nome
storpiato dato alla liberazione del corpo di prima mattina”.
Camilleri – È quello che non si dice, i film di
Montalbano? Le moltissime celebrazioni in morte, il “Robinson” con uno speciale
di ben sedici articoli-saggio, non ricordano mai che Camilleri è diventato
Camilleri con i film – i libri d Montalbano essendo impervi alla lettura per i
non siculo-calabresi, e i siculo-calabersi leggono poco. Dovuti all’intraprendenza
di Carlo Degli Esposti (il titolare della casa di produzione Palomar) che comprò
i diritti e seppe venderli alla Rai – alla Rai 2, la rete ex socialista, che
allora, in regime di centro-sinistra, era “in appalto” al centro-destra, ma di
fatto era e restava il serbatoio innovativo o di prova dell’emittente pubblico. E
naturalmente al regista Sironi, che ha dato ai film l’impronta, specie nelle
prime serie, risparmiose ma non tanto, di bellezza e lusso, nelle
ambientazioni, nelle recitazioni, nelle sceneggiature.
Cassola – “Camilleri non è Cassola, per fortuna”:
stimolato da Gnoli su Camilleri, a dirne che pensa da ex Grippo ’63, l’avanguardia
(abortita) degli anni 1960. Angelo Guglielmi, che nella lunga intervista mostra
di non apprezzare molto Camilleri, se la cava con una battuta. Che però insinua
il contrario di quanto dice: Cassola resta – come Bassani, altra vittima del Gruppo
’63 – Camilleri forse.
Democrazia – “Letteraria e linguistica” la trova
Contini – “Il linguaggio di Pascoli” – in Manzoni: “Conferisce dignità di
rappresentazione ad anime e situazioni in tutto neglette fin qui, e adotta un
tono assolutamente inedito ed elementi linguistici assolutamente inediti a
incarnare la presa di coscienza di questa nuova voce”. Così poi sarà il
Verga “rusticano”. E Pascoli, “con la sua democrazia sotto l’uomo”.
Durezza - Imposta a una
generazione di scrittori da Hemingway? È l’idea di Romain Gary nel reportage “I
tesori del mar Rosso”: “La durezza è alla moda dopo Hemingway, e le lacrime,
queste non si fanno più”. Di cui Hemingway e poi lo stesso Gary saranno vittime
– all’età dell’impotenza, curiosamente ridotta a impotenza sessuale, per di più
a causa dell’alcol. In Italia, si direbbe, Malaparte – che non beveva, e per
questo non si suicidò? Ma Malaparte esordiva in contemporanea con Hemingway, e
altrettanto giovane, “La rivolta dei santi maledetti” è contemporanea alla
gestazione di “Addio alle armi”.
Einstein – Era la
moglie, Mileva Marič – la prima moglie? È forse inevitabile che occorresse
anche per la scienza il luogo comune ultimamente di tanta letteratura - T.S. Eliot
è la moglie, etc… Ad ogni buon conto il Politecnico di Zurigo, dove entrambi
studiavano, vuole dare un risarcimento a Mileva, conferendole alla memoria la
laurea che le negò a fine Ottocento, come ricercatrice di prim’ordine di fisica
matematica. Lui però, il marito padre della fisica odierna, era di tutt’altro
parere, come la sua famiglia di origine: la trattava malissimo, benché avessero
fatto insieme tre figli, e la divorziò con disonore.
Falsi – Sono il prodotto delle expertises. Quando Annalisa Cima confezionò
il falso Montale nel 1996, “Diario Postumo”, falso per evidenti modalità di
scrittura e chiavi di lettura, testuali e di contesto, ebbe avalli autorevoli, di
Maria Corti, Bettarini, Zanzotto tra i tanti.
Impotenza
–
Deriva dalla “debolezza di cuore” secondo Richard F. Burton, l’orientalista.
Che si manifesta con gli arti freddi, soprattutto i piedi: “Lo sapevano i
Romani, che descrivevano come uno dei suoi sintomi i piedi freddi”. È per
indurla, secondo Burton, che “san Francesco e i suoi fraticelli andavano
scalzi”.
Islam – Ha ricordi tutti felici di
Tunisi Claudia Cardinale con Battistini sul “Corriere della sera” . Forse dettati
dall’età, ottant’anni. Ma un riscontro è preciso: “Sa che ancora alla Goulette”,
l’avamporto di Tunisi, “fanno ancora le processioni con la Madonna, e partecipano
anche gli islamici?”
Padri e figli – Bertrand Leclair
ha l’idea, a proposito di paternità (“Petit éloge de la paternité”) di dire
l’Ottocento letteratura dei padri “(l’immenso Hugo dispiegato su tutta la mappa
dei generi letterari)”, e il Novecento, dopo la “Lettera al padre” di Kafka,
dei figli. Si può dire anche dell’Italia, seppure senza la quinta rigida del
secolo. L’Ottocentio domina Manzoni con Carducci. Con Leopardi in condizione
d’inferiorità, “figlio”
per eccellenza, un secolo prima di Kafka - anche se De Sanctis ne conosceva e apprezzava l’opera. Il
Novecento è preceduto e aperto da D’Annunzio e Pascoli, due “figli” evidenti, per
molteplici aspetti, storici, psicologici, d’ispirazione, e si popola di Svevo,
Gadda, Savinio, Calvino, Pasolini, Soldati, Arbasino, tutti “figli” dichiarati
o evidenti. Resta da decidere Pirandello, un padre racalcitrante, che sempre si
sarebbe voluto figlio, anche in vecchiaia.
Un
po’ come in Russia? Qui Tolstoj da una parte, ma in contemporanea con Gogol, un
“figlio”, e poi, dall'altra, Dostoevskij. Seguito da Majakovskij, Blok, Esenin, Cvetaeva,
tutti figli per ogni aspetto, Achmatova, Mandel’stam, e fino a Pasternak.
L’America
è invece ambivalente. Non si saprebbe ascrivere ai padri Melville o Dickinson.
O ai figli il primo Novecento: Faulkner, Steinbeck, Dos Passos. Mentre lo è
sicuramente il Novecento di Hemingway, insieme al “figlio” dichiarato Scott Fitzgerald, e nel dopoguerra
Kerouac, Ginsberg e l’affollamento beat,
e le molte poetesse, Plath, Sexton, et
al.
“L’istinto
paterno non era che la continuazione dell’istinto amoroso”, Soldati usa
l’imperfetto già nel 1957, a conclusione de “Il torrente”, uno dei racconti poi
confluiti in “La messa dei villeggianti”: “Era l’amore stesso alla vita, il
bisogno di seguitare a vivere, di correre, di scorrere: come il torrente”.
Pasolini – Il poeta e
saggista, anche giornalista, del quotidiano, si direbbe una reincarnazione di
Pascoli. Di cui ripete gli interessi, le situazioni , e perfino gli eventi di
vita. Per filiazione diretta – le poesie friulane sono i suoi “Canti di
Castelvecchio” e i “Nuovi poemetti”. E via Attilio Bertolucci, suo mentore a
Roma, pascoliano forse incognito, ma fervido. Questo per la parte “seria” di Pasolini.
Che di suo coltivava la provocazione, da personaggio, compiaciuto malgrado
tutto.
letterautore@antiit.eu
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