lunedì 1 luglio 2019

Malerba sotto i ponti


“Mozziconi” non ha nome. E non ha un amico: non si identifica, uno come tanti. Ma è di forte carattere. Svuota la casa, la baracca sotto l’Acquedotto Felice, buttando la roba per la strada, abbatte i muri e le imposte, se ne va a vivere lungo il Tevere, sotto i ponti, la città guardando dal besso, le giornate passando a riflettere, in dialogo con i tanti sé, o qualche pesce sperduto fuor d’acqua, o uccello di passaggio. Gli esiti trascrivendo su mozziconi di carta da giornale dei rifiuti, dentro le bottiglie che lancia al fiume. Non un barbone – novello Diogene lo dice l’editore. Viene dopo “Uccellacci e uccellini”, ma è puro Malerba, nonsense filosofico. Strampalato e concludente.
Mozziconi fa scoperte. C’è la velocità della luce, e quella del buio? Lui la calcola, e gli viene uguale. Nel corpo non ci sono linee rette – vero. E da dove viene allo zero questa forza di distruzione, che gli fa annullare tutto? E chi lo ha inventato? “Pare che sia una invenzione molto antica inventata dagli Arabi che erano furbissimi e anche un po’ imbroglioni come tutti i popoli mercanti. Chiaro che si servivano dello zero per imbrogliare la gente nei mercati. Ancora oggi bisogna stare attenti ai mercanti levantini…”. E il mondo che va a petrolio? Anche la luce elettrica, la televisione, le fabbriche.
A un certo punto, vivendo solo, Mozziconi si stanca di pensare. Ma si accorge “che non pensare a niente è sempre un modo di pensare, e anche piuttosto faticoso”. Era il tempo in cui si favoleggiava degli Arabi che nel deserto si proteggono dal caldo con la lana, e Mozziconi si adegua: col solleone resta ben coperto. Ma non si scioglie.
Finale a sorpresa. Si ride, ma con filosofia.
Malerba non ha avuto un interprete, ma è un Grosso Scrittore, uno che resta nelle macerie del Secondo Novecento - Mozziconi on fa testo, Malerba lo avrebbe fatto.   
Luigi Malerba, Mozziconi, Quodlibet, pp. 114 € 13

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