“Quando
scoppiò la polemica inventata sulla Panda rossa”, spiega Ignazio Marino, l’ex
sindaco di Roma, a Sabelli Fioretti sul “Venerdì di Repubblica”, “si presentò
in Campidoglio, accompagnato da Raggi e Di Maio, uno dei più spietati nemici,
il grillino Marcello De Vito, con delle arance: secondo loro dovevo andare in
galera”. In galera è invece il probo De Vito.
Pensare
che Roma ha votato Raggi con le “carte” dei vigili urbani, in guerra contro
Marino perché ne aveva denunciato l’assenteismo totale a fine anno con
certificati medici falsi. Erano loro che informavano Raggi. Loro e i fratelli
Marra. Anche loro finiti male. Roma sarà eterna, però.
Ma
i vigili non avrebbero potuto nulla senza il Pd: un partito talmente corrotto a
Roma da andare dal notaio, tutti i diciannove consiglieri comunali concordi, e
dimettersi per costringere Marino alle dimissioni. Aizzati da un candidato vicesindaco,
che Marino non nominò, Mirko Coratti, che è anche lui in prigione, condannato.
E
non è finita. “Sono 11 anni che il Pd è all’opposizione a Roma”, spiega Marino:
“Opposizione moderata ad Alemanno. Opposizione violenta contro di me. Di nuovo
opposizione moderata alla Raggi”. I vigili urbani, e la stessa Raggi, contano
poco. Roma è vittima del Pd.
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