venerdì 19 luglio 2019

Roma vittima del Pd


“Quando scoppiò la polemica inventata sulla Panda rossa”, spiega Ignazio Marino, l’ex sindaco di Roma, a Sabelli Fioretti sul “Venerdì di Repubblica”, “si presentò in Campidoglio, accompagnato da Raggi e Di Maio, uno dei più spietati nemici, il grillino Marcello De Vito, con delle arance: secondo loro dovevo andare in galera”. In galera è invece il probo De Vito.
Pensare che Roma ha votato Raggi con le “carte” dei vigili urbani, in guerra contro Marino perché ne aveva denunciato l’assenteismo totale a fine anno con certificati medici falsi. Erano loro che informavano Raggi. Loro e i fratelli Marra. Anche loro finiti male. Roma sarà eterna, però.
Ma i vigili non avrebbero potuto nulla senza il Pd: un partito talmente corrotto a Roma da andare dal notaio, tutti i diciannove consiglieri comunali concordi, e dimettersi per costringere Marino alle dimissioni. Aizzati da un candidato vicesindaco, che Marino non nominò, Mirko Coratti, che è anche lui in prigione, condannato.
E non è finita. “Sono 11 anni che il Pd è all’opposizione a Roma”, spiega Marino: “Opposizione moderata ad Alemanno. Opposizione violenta contro di me. Di nuovo opposizione moderata alla Raggi”. I vigili urbani, e la stessa Raggi, contano poco. Roma è vittima del Pd.


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