venerdì 26 luglio 2019

Ulisse prostatico - prostetico

Una notte e una mattina convulse, in corsa dalla mamma che in ospedale a Londra vomita sangue, da un convegno olandese sul massaggio rettale, cui il linguista incongruo ha volto partecipare, per l’onorario. In piena crisi prostatica, con minzioni dolorose intermittenti (in un certo punto sono già undici, in altri nove) in situazione impossibili, in aereo, in taxi, all’ospedale, forse effetto del massaggio che ha voluto sperimentare. Col matrimonio in crisi e una relazione, a sessant’anni, con una trentenne. Con una sorella, l’unica che si occupa della madre, che deve correre ad accudire un figlia down in età. E l’amico più caro mandato all’ospedale dal primogenito improvvisamente violento, un ragazzo che si vuole gay, a cui i genitori hanno adattato il piano superiore della casa per renderlo indipendente – ma na violenza non senza ragione: il figlio ha letto le mail del padre, può succedere se la password è penetrabile, le mail alle amanti, e quelle all’amico in cui dice la moglie, da entrambi desiderata, “non la mia donna”, il mio tipo di donna, quella che ha sposato dopo una convivenza di trenta anni, la madre dei suoi figli. Insomma, tutte le famiglie, e tutte le mamme, di questo mondo.
Si va di corsa, ma ponderati. O sarà come si dice, che le disgrazie non vengono mai sole. Oppure: la morte è il momento delle memorie familiari. Ma non un disgraziere, quali abbondano nell’editoria: un esercizio d’autore, di bravura. Non un riesame, o un bilancio, ma una sorta di odissea joyciana. Compressa anch’essa nelle ventiquattro ore – sarà l’inglese che si presta alla compressione? Qui grazie anche al telefonino e a internet, messaggi, email, navigatori, roaming.
Un poema alla mamma, epico. E alla famiglia. Due temi controcorrente, due hapax anche nella storia della letteratura, ma più convincenti che bizzarri. Un poema veloce, ma sottile. Sul matrimonio, e la rottura del matrimonio, per l’urgenza del corpo, che si trasforma in “amore” – la parola corre pochissimo, la prima volta dallo strizzacervelli, a Madrid, che è una spagnola, ha una certa età, e fuma durante la seduta.
In sottofondo il sorriso sottile che è il trademark di Parks, attorno alla stimolazione anale – detta anche orgasmo prostatico. Un leitmotiv che però dà alla narrazione, magistrale per ritmo e inventiva, e che vorrebbe essere di vita vissuta, un tratto da trucco prostetico.

Tim Parks, In extremis, Bompiani, pp. 384 €18

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