Caporetto
–
A lungo fu considerata colpa dei soldati, lavativi, imboscati, pronti alla fuga
e alla resa invece che a combattere. Hemingway
ne ha dato descrizione minuziosa, di questa considerazione, nella seconda parte di “Addio alle armi”: l’unica
organizzazione nella disfatta era quella dei Carabinieri, che attendevano le truppe
in ritirata o in fuga ai ponti, per fucilarli in massa o singolarmente dopo un
atto d’accusa sommario.
Dopo Caporetto il governo bloccò l’invio dei pacchi
viveri ai prigionieri italiani in Austria, un caso senza precedenti, Ancora
dopo la vittoria, il primo governatore di Trieste liberata, il generale Petitti
di Roreto, insultava le folle di internati affamati, reduci o sfollati,
accalcati nel porto di Trieste: “Meritereste piombo, non pane”.
Crimea
– Russa con la zarina Caterina, regalata
da Stalin all’Ucraina, ripresa da Putin, potrebbe anche dirsi tedesca. Vi si
parlava il gotico tedesco fino al tardo Settecento, anche se in luoghi isolati:
il gotico di Crimea, parlato dai goti di Crimea. Pochi e “meno potenti, meno
conosciuti”, li dice wikipedia, “e paradossalmente coloro che vissero più a
lungo” – come goti propriamente detti cioè, non sotto altro nome, p.es.
tedesco..
La Crimea è stata il primo territorio
dell’impero romano invaso dai Goti, nel 250. Che saranno sottomessi dagli unni,
ma poi riconquisteranno la libertà. Nel Medio Evo si favoleggiava di uno Stato
gotico in Crimea. Krimilda, il nome tedesco medievale, è gotico di Crimea,
Hilda di Crimea.
Crisi. E la cultura dominante di questo dopoguerra,
il più lungo periodo di pace dell'Europa, e del mondo intero - eccettuate le
guerre americane localizzate, Corea, Suez, Vietnam, Golfo, Afghanistan, Iraq,
Libia. Per la guerra atomica prima, e poi per l’ambiente. Con sotto-crisi che serpeggiano
di fatto: la fine del petrolio, il terrorismo, le “bolle”. Queste agitate da
interessi identificabili: la guerra del petrolio dall’interesse convergente di
compagnie e paesi grandi produttori, Stati Uniti compresi, di capitalizzare al
massimo il barile. Le “bolle” dagli ovvi interessi corporativi, delle dot.com,
delle banche, della speculazione (i fondi speculativi sono i maggiori e più
influenti, seppure dichiaratamente neutrali). Anche il terrorismo si può far
risalire a una modalità indotta, non accidentale o autonoma: finanziato, e
anche armato, nonché propagandato (“Al Jazeera” e altri media) sul nascere e anche
dopo, in Siria e in Iraq, dai potentati della penisola arabica ha guadagnato
loro mezzo secolo di stabilità – sono Stati senza articolazioni sociali e
istituzionali.
Ecologia
– Nasce con Nixon. Uno dei primi atti di Nixon dopo l’elezione a
fine 1968 fu la politica anti-inquinamento. Consolidata nel 1970 dando poteri regolatori agli Stati e al governo federale in materia di emissioni, nel quadro del Clean Air Act del 1963. Affidandola alle compagnie
petrolifere, chimiche e automobilistiche: una nuova politica industriale. Le compagnie petrolifere, chimiche e
automobilistiche si contesero per molti anni, dopo il varo della politica di
Nixon, gli spazi pubblicitari in America per celebrare ogni anno l’Earth Day, la festa della terra, che le aveva nuovamente arricchite.
Si rinsalda con la crisi petrolifera del 1973, con l’ideologia della
fine delle risorse fossili. In parallelo con la dottrina dei “limiti allo sviluppo”
che il Club di Roma, composto da industriali di vari settori, aveva appena lanciato.
E si sostanzierà all’inizio soprattutto dell’austerità – perorata in Italia in
bizzarro parallelo da Fanfani e da Berlinguer.
Il partito dell’Ecologia è nato con la
crisi, l’appello ai limiti dello sviluppo fondendosi con la critica all’abuso
della natura. È una nuova industria, si diceva: con la teoria dei limiti e
l’ecologia l’Occidente s’impadroniva anche della crisi. Il più consistente settore
pubblico, e di pubblico interesse, la salute e l’ambiente, è in America
privato.
Il Club di Roma data anch’esso dal ‘68, e “I
limiti allo sviluppo”, il testo che s’impose nel 1973, è del 1972, commissionato
a suo tempo al Massachusetts Institute of Technology. Subito dopo che Nixon
aveva sollevato il problema dell’inquinamento dell’aria e dell’acqua.
Sir Edward Chadwick, il riformatore
britannico, misurava già nel 1842 di quanto le abitazioni più igieniche
avrebbero elevato la longevità e la produttività della classe lavoratrice. Lo
stesso Chadwick che si celebra per le case di lavoro obbligatorio per i
disoccupati, pena la perdita dei sussidi.
Grande
Guerra –
Fu un complotto? Un complotto non poteva mancare, nella più grande strage della
storia, prima della seconda guerra mondiale, e non è mancato. Ma è trascurato,
anche nella profluvie di pubblicazioni del centenario. L’ipotesi è che Gavrilo
Prinzip, l’attentatore di Sarajevo, fosse manovrato dalla Germania, che aveva
preparato la guerra e la voleva. La stesa reazione scomposta all’attentato
degli imperi centrali sarebbe stata l’esito di questa strategia. Chi lo pensò e
si prodigava contro la minaccia di guerra, Jean Jaurès, lo statista francese,
fu a sua volta eliminato.
Socialista pacifista, Jaurès
tentava di organizzare un movimento sindacale unitario franco-tedesco contro la
guerra. Fu assassinato il 31 luglio, il giorno prima della mobilitazione che
diede avvio alla guerra.
Il papa che protesterà contro
“l’inutile strage” portava un nome destinato all’irrilevanza? Era Benedetto
anche lui, il XVmo.
Nazionalismo
–
Paolo Rumiz ha (“Come cavalli che dormono in piedi”, 116), “il tragico
infantilismo del nazionalismo”. Non si saprebbe pensarlo altrimenti, nelle
(larghe) sopravvivenze in Africa, dove ha azzerato la funzione politica in
inossidabili dittature, e nelle persistenze in America Latina e nei Balcani –
non in Medio Oriente, contrariamente alle apparenze, dove è di fatto
soverchiato in tutto l’arco della crisi, dal Pakistan all’Iran, alla penisola
arabica, al Nord Africa e alla Palestina, dall’avidità o interesse.
Lo scrittore lo nota a “Rzeszów,
città contesa che in russo fa Riascev, in ucraino Riasciv, in latino desueto
Rerovia, in yiddish Rayshe, in tedesco Rishof, poi convertito in Reichshof dai
nazisti. Dietro ogni nome, un secolare desiderio di supremazia”. Una città di
frontiera a Est, alla cui stazione “gli orari coprono lunghe distanze in tutte
le direzioni tranne che a est, perché a est c’è l’Ucraina, l’avversario
storico” .- “che ora però comincia a non essere più tale”, aggiunge Rumiz,
“grazie 6 di Putin che spinge Kiev verso l’Occidente”.
Ma il tutto sconfina sempre, o ha alle radici, il fatto tribale.
Tribù
– Il fatto tribale rimane forte, malgrado
l’inglese per tutti, la globalizzazione, il turismo di massa, l’emigrazione. In
Italia, il leghismo veneto e lombardo se ne può dire una versione annacquata:
il tribalismo resta forte nelle aree di frontiera, alpine e prealpine. I trentini
dicono ancora “andiamo in Italia” quando scendono in Veneto. Veneto che
considerano tuttora mondo povero, di donne di servizio e emigrazione. Per sé
esumando costumi da Schuetzen e jodel.
I veneti chiamano i trentini gli
“austriaci”. Dovendo peraltro arrangiarsi per risalire fino a Rovereto, con
lunghe deviazioni nella Vallarsa, non potendo utilizzare la strada che
attraversa la valle, riservata ai trentini che “vanno in Italia”.
È oggi soprattutto anglosassone. C’è
unisono nel nuovo suprematismo bianco, nel mondo anglosassone: gli Stati Uniti
vanno sulla stessa linea dell’Inghilterra e dell’Australia.
Il tribalismo è un fattore sociopolitico sottostimato, che insorge
prepotentemente nel mondo di più lunga e stabile tradizione democratica. In
America con Trump e il suo elettorato. Che contiene larghe porzioni di
afroamericani è di ebrei. In Inghilterra con la Brexit, che non ha nessuna giustificazione
se non tribale - e in quanto tale non sente ragioni, spingendosi fino alla chiusura del Parlamento. In Australia col premier Scott Morrison, l’ex ministro del “No
Way” all’immigrazione.
astolfo@antiit.eu
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