mercoledì 28 agosto 2019

In amore decide la donna, male

Due donne forti e fortissime, contrariamente alla tradizione-vulgata del femminismo. Una autopunitiva, Carlière, l’altro afflittiva, Pommeraye, di fronte alla disattenzione o al tradimento – che per Diderot non lo è – dell’uomo cui si erano dedicate. Ma due racconti totalmente diversi: l’autopunitiva sul genere che sarà poi romantico, di disgrazie, che si accumulano, la vendicativa brillante, varia, contrastata, prima che truce.  
Due racconti degli anni 1770, quando Diderot si dedicò alla narrativa “filosofica”, dopo lo sforzo e le fatiche dell’ “Enciclopedia”. “Madame de la Carlière” fu pubblicato nel 1773 nella “Correspondance littéraire”, la rivista manoscritta che Grimm, aiutato da Diderot, inviava a una ventina di principi in Europa. Sarà ripubblicato a fine secolo, nel 1798, col titolo “De l’inconséquence du jugement public de nos actions particulières”, puntando sul secondo punto del racconto, la volgarità dell’opinione pubblica. “Madame de la Pommeraye” è un estratto di “Jacques il fatalista”, una delle tante diversioni di cui “Il fatalista” narratore – Diderot – si compiace. Una raccolta brillante di sceneggiate e eventi per dire che “non c’è nulla da fare”, tutto è già segnato, anche nel carattere – il determinismo che è tanta parte dell’illuminismo, a torto ritenuto una rivendicazione di libertà.
Anche “Jacques il fatalista” ebbe una diffusione limitata, nella “Correspondance littéraire”, tra il 1778 e il 1780. Fu poi ripreso in volume, in traduzione tedesca, nel 1792, e in francese nel 1796. Ma già nel 1785 Schiller aveva fatto di “La Pommeraye” un racconto a parte, traducendolo in tedesco, con un titolo che sottolineava la singolarità della protagonista, “Esempio singolare di vendetta di una donna (estratto da un manoscritto del defunto Diderot)”.
Due donne tradite dopo essere state sedotte, si vendicano in modi opposti: Carlière si annienta, Pommmeraye annienta lui. Due exempla, anche: non c’è compassione per le due dame. In loro nome Diderot svolge un esercizio retorico: che possiamo farci, nulla. “La grande, la virtuosa, la degna Madame de òa Carlière” non è che una “inflessibile e altezzosa egoista”. Entrambi i racconti contestano l’opinione pubblica, la “folla imbecille”. 
Curiosamente – per la storia, e per il libertinaggio maschile che Diderot difende – la morale dei due racconti è questa: le questioni d’amore le decide la donna. Male. Le due dame sembrano le “Diaboliche” di Barbey d’Aurevilly, in anticipo di un secolo. Di due come critica anticipata del femminismo, del secondo Novecento e del Millennio.  
Denis Diderot, Madame de la Pommeraye suivi de Madame de la CarlièreLivre de poche
pp. 139 € 2

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