mercoledì 14 agosto 2019

Ispettore Balzac

Due racconti fra i primi di Balzac, che debuttò trentenne, con due dei futuri temi balzacchiani, la società vanitosa, l’avidità.
Una divagazione nel mondo delle glorie francesi, tra ufficiali belli e ammirati, e belle e ricche donne, alcune giovani e vedove. Tra i quali succede poco o nulla, “La pace coniugale” è il titolo. Una, involontaria?, celebrazione del secolo francese - che avrebbe dovuto essere il secolo francese, non fosse stato per Bismarck.
Il racconto del titolo invece, giustamente celebre, è una detective story in anticipo su Poe, 1831 (ma già à la Hoffmann, l’antesignano che si continua a ignorare), sottogenere horror. Un delitto estremamente crudele non andrà impunito. Con una celebrazione del romanticismo tedesco (di cui E.T.A .Hoffmann era allora l’esponente più di spicco), e dell’amicizia, quasi identità, franco-tedesca sul Reno. Il narratore, un tedesco, che nelle guerre napoleoniche aveva fondato un gruppo di resistenti ed era stato per questo in prigione, vede passare il condannato, un giovane ufficiale medico francese, come un angelo tedesco: “Per me, la Germania respirava nei suoi lunghi capelli biondi, nei suoi occhi blu” - il condannato innocente, ovvio.
Honoré de Balzac, L’albergo rosso, PaginaUno, pp. 130 € 13

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