La
“Catena”, the Chain, è quella di
sant’Antonio, in uso ancora a metà Novecento per obbligare i malcapitati
destinatari a compiere il bene – in genere fare un’offerta, e trovare altri
destinatari da legare alla Catena. L’irlandese McKinty, cattolico a Belfast, in partibus
infidelium, ne fa una catena infernale. Trasponendo la pratica nel dark web, la catena del male, con effetti
devastanti: il lettore è lasciato senza respiro, un capitoletto dietro l’altro.
Rapido, incalzante, sempre più minaccioso. Un incubo prolungato.
Un
meccanismo talmente semplice, nella sua perversione, da riuscire imbattibile.
Difficile immaginare il lieto fine, McKinty non semina tracce. A ogni atto
perverso o minaccioso sa perfino affiancare una polizia ignara. Sulla macchina
con la bambina rapita – una macchina rubata, in fuga scomposta. Sulla prima
vittima della Catena all’atto della narrazione, una madre con tumore al seno in
recrudescenza che apprende al cellulare in macchina il rapimento della sua
bambina che pensava a scuola, e le condizioni oltraggiose della Catena, per
riaverla libera. Dovrà versare una grossa somma all’organizzazione, in bitcoin
irrintracciabili. Dovrà fare lei stessa un altro rapimento. Condizioni dettate
dai genitori esaltati della vittima precedente. Non sicuri essi stessi che il
loro misfatto porterà alla liberazione della loro bambina.
È
l’incubo del Male. Non in noi, nelle nostre coscienze, ma nel mondo. Oggi
elettronico ma non diverso dalle mafie, le bande, i cani sciolti che vivono da
Dracula, succhiando il bene degli altri. Da cui nessuna polizia ci protegge.
Che si impone contro ogni volontà.
Un
racconto filosofico, e un atto d’accusa contro la Rete. Ma senza moralismi: si
vive la Catena del dark web come la
lupara dietro il cespuglio, o la truffa agli azionisti. Il Male non si fa
problemi di coscienza, giusto di efficienza. Il lettore sa che non può finire
male, ma non è una consolazione: è attratto, risucchiato, scagliato dentro il
vortice del Male, l’ansia vi diventa presto intollerabile, si corre verso la
fine da velocisti, seppure col groppo in gola, da Usain Bolt della lettura.
McKinty,
che col suo investigatore Duffy, colto, cattolico, di buone maniere, in una
Belfast di poveri cristi, era andato in crisi, si rilancia con una serie di
nerissimi noir, letteralmente
mozzafiato.
Adrian
McKinty, The Chain, Longanesi, pp.
352, ril., € 19,50
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