giovedì 29 agosto 2019

La Catena mozzafiato del dark web


La “Catena”, the Chain, è quella di sant’Antonio, in uso ancora a metà Novecento per obbligare i malcapitati destinatari a compiere il bene – in genere fare un’offerta, e trovare altri destinatari da legare alla Catena. L’irlandese McKinty, cattolico a Belfast, in partibus infidelium, ne fa una catena infernale. Trasponendo la pratica nel dark  web, la catena del male, con effetti devastanti: il lettore è lasciato senza respiro, un capitoletto dietro l’altro. Rapido, incalzante, sempre più minaccioso. Un incubo prolungato.
Un meccanismo talmente semplice, nella sua perversione, da riuscire imbattibile. Difficile immaginare il lieto fine, McKinty non semina tracce. A ogni atto perverso o minaccioso sa perfino affiancare una polizia ignara. Sulla macchina con la bambina rapita – una macchina rubata, in fuga scomposta. Sulla prima vittima della Catena all’atto della narrazione, una madre con tumore al seno in recrudescenza che apprende al cellulare in macchina il rapimento della sua bambina che pensava a scuola, e le condizioni oltraggiose della Catena, per riaverla libera. Dovrà versare una grossa somma all’organizzazione, in bitcoin irrintracciabili. Dovrà fare lei stessa un altro rapimento. Condizioni dettate dai genitori esaltati della vittima precedente. Non sicuri essi stessi che il loro misfatto porterà alla liberazione della loro bambina.  
È l’incubo del Male. Non in noi, nelle nostre coscienze, ma nel mondo. Oggi elettronico ma non diverso dalle mafie, le bande, i cani sciolti che vivono da Dracula, succhiando il bene degli altri. Da cui nessuna polizia ci protegge. Che si impone contro ogni volontà.
Un racconto filosofico, e un atto d’accusa contro la Rete. Ma senza moralismi: si vive la Catena del dark web come la lupara dietro il cespuglio, o la truffa agli azionisti. Il Male non si fa problemi di coscienza, giusto di efficienza. Il lettore sa che non può finire male, ma non è una consolazione: è attratto, risucchiato, scagliato dentro il vortice del Male, l’ansia vi diventa presto intollerabile, si corre verso la fine da velocisti, seppure col groppo in gola, da Usain Bolt della lettura.
McKinty, che col suo investigatore Duffy, colto, cattolico, di buone maniere, in una Belfast di poveri cristi, era andato in crisi, si rilancia con una serie di nerissimi noir, letteralmente mozzafiato.
Adrian McKinty, The Chain, Longanesi, pp. 352, ril., € 19,50

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