giovedì 29 agosto 2019

Le guerre perdute di Conte, yesman


Sorride in tutte le foto con i grandi della terra, in atteggiamenti confidenziali, Trump, Merkel, Macron. Ma di tutti i problemi internazionali che ingombrano l’Italia non si è mai occupato: la Libia, l’immigrazione, la politica Ue di austerità, le grandi opere internazionali (“via della Seta”, Tav Torino Lione, et. al.), i dazi americani, le sanzioni alla Russia e all’Iran.
Nominato da Trump a crisi aperta, mai vista una cosa simile. Ha fatto tutto quello che Macron ha voluto in Libia, dal siluramento dell’ambasciatore Perrone al sostegno indiretto al generale Haftar, un criminale di guerra. Non ha mai posto alla Germania e a Bruxelles il problema, non solo italiano, di liberare gli investimenti  produttivi dai tagli di bilancio. Ha partecipato all’elezione di Ursula von der Leyen sottobanco…
Sembra assurdo, ma non c’è problema internazionale dell’Italia su cui Conte abbia speso una parola in sedici mesi di governo. Doveva da tempo, ultimo ora in Europa, nominare un italiano alla Commissione di Bruxelles, ma ha temporeggiato, per farne moneta di scambio nel suo nuovo governo – l’Europa può aspettare. Uno yesman, furbo.

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