“Carvalho si sveglia stanco di dormire”: è
la chiave. Carvalho
nasce in questo primo racconto della serie come divertimento, per
“scommessa
etilica”. Un racconto in folle, disinvolto e pieno di
parole, e di inverosimiglianze: luoghi e
personaggi, Carvalho
compreso, che terrà banco per una lunga serie, sono finti. Solo
Barcellona sembra
autentica, ancora non igienizzata per il turismo
– la “fritturina di pesce” è “eccessivamente
infarinata e unta”,
Una brutta copia del suo ammiratore
Montalbano. Tutto affettato,
una scena diversa a ogni capitoletto, un gioco impaziente. Alla fine
senza carattere – senza personaggi, nemmeno sorprese.
Manuel Vázquez Montalbán
aveva altre ambizioni – come Camilleri. Per queste si era fatto pure un anno
nelle carceri franchiste. Nel 1975, mentre Franco moriva, se ne è uscito per
riposo col suo strano detective, che poi lo ha incastrato, come Camilleri. E
qui finiscono i richiami. Si legge Montalbán pensando a Montalbano,
inevitabile, ma non hanno nulla in comune. Camilleri ne è complice giusto da
“vecchio comunista” e nient’altro.
Manuel Vázquez Montalbán, Tatuaggio, Feltrinelli, p. 181 € 9,90
(in panino con altro titolo Feltrinelli)
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