mercoledì 7 agosto 2019

Montalbán non è Montalbano

“Carvalho si sveglia stanco di dormire”: è la chiave. Carvalho
nasce in questo primo racconto della serie come divertimento, per
“scommessa etilica”. Un racconto in folle, disinvolto e pieno di
parole, e di inverosimiglianze: luoghi e personaggi, Carvalho
compreso, che terrà banco per una lunga serie, sono finti. Solo
Barcellona sembra autentica, ancora non igienizzata per il turismo
– la “fritturina di pesce” è “eccessivamente infarinata e unta”,
Una brutta copia del suo ammiratore Montalbano. Tutto affettato,
una scena diversa a ogni capitoletto, un gioco impaziente. Alla fine
senza carattere – senza personaggi, nemmeno sorprese.
Manuel Vázquez Montalbán aveva altre ambizioni – come Camilleri. Per queste si era fatto pure un anno nelle carceri franchiste. Nel 1975, mentre Franco moriva, se ne è uscito per riposo col suo strano detective, che poi lo ha incastrato, come Camilleri. E qui finiscono i richiami. Si legge Montalbán pensando a Montalbano, inevitabile, ma non hanno nulla in comune. Camilleri ne è complice giusto da “vecchio comunista” e nient’altro.
Manuel Vázquez Montalbán, Tatuaggio, Feltrinelli, p. 181 € 9,90 (in panino con altro titolo Feltrinelli)


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