sabato 17 agosto 2019

Secondi pensieri - 393

zeulig


Ansia – È una fabbrica, più che unno stato psicotìco o modo di essere: l’ansioso fabbrica (impone) terrori, al momento stesso in cui li vive (crea). È un fatto relazionale, non ci può essere un Tarzan ansioso: l’ansioso, se non proietta le “sue” ansie, non le vive. Non in stato ansioso.

Genere – È Euripide femminista o misogino? “Medea”, “Ecuba”, “Le Troiane”, “Elena”, “Elettra”, “Fedra”, “Ippolito”, “Andromaca”. “Le Supplici”,  le “Ifigenia”, le stesse “Baccanti”, uno direbbe tutte tragedie, e tragicommedie femministe, di donne a vario titolo capaci e determinate, e a vario titolo giuste. Aristofane invece lo dice un misogino. Era suo concorrente in teatro - Euripide è anche autore di commedie - ma questo non basta a giudicare il giudizio di Aristofane: se, fra le tante abominazioni di Euripide, nelle “Donne alle Tesmoforie” può dirlo un sadico tormentatore delle donne, che rappresenta violente e incestuose, lo dice perché aveva con questo, o acquisiva, credito. Presso le donne o presso gli uomini?
L’interrogativo su Euripide si può in realtà ripetere per qualsiasi autore che abbia tratteggiato figure femminili, Tolstòj per esempio, o Flaubert.
In termini di genere, meglio non occuparsene – meglio che gli uomini non si occupino di donne, rischiano di non trovare più lettori, i quali, come si sa, sono per lo più lettrici.
Le rivendicazione di genere sono escludenti - come il nazionalismo.
In termini di genere niente si risolve, solo la divisione.

Indifferenza – “Il peso morto della storia” può dirlo Gramsci. Che però “opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera”. Anche perché “nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza”.

Soprattutto, anzi solo, bisognerebbe aggiungere, nella massa, quindi nei regimi democratici di massa. Dove i molti sono azionati dai pochi, attraverso l’opinione pubblica – informazione, proclami, ragionamenti. 

Medea – È la Sorge  di Faust- Goethe e Heidegger? Per l’alternanza della radice med- invece di mod-, che Nicola Gardini (“Le dieci parole latine”, p. 59) attesta interessare “molte radici antiche, sia del greco sia del latino”. E porta tra gli esempi il verbo medeor, io provvedo a, io curo: “La radice med- indica riflessione, pensiero mirato”, spiega Gardini. Attestata, oltre che in latino, anche in greco, “per esempio nell’arcaico, già omerico, médea, “pensieri”, “piani”.

Pessimismo – Rende schiavi. Del potere.
Forse aiuta la conoscenza, ma non è certo – la conoscenza è propedeutica al bene, che comincia da se stessi. Dell’opinione. Del denaro. Della speculazione al ribasso. Della speculazione al rialzo. Le mani forti – chi è più furbo, cinico, avido - lo seminano a piene mani: il culto della crisi.

Psicoanalisi – Fa tutti colpevoli di qualcosa. Avendo eliminato l’innocenza, non può essere un ricostituente. Come gnoseologia. Come terapia può raccogliere le briciole – il piatto rotto non si ricostituisce.

Sacro – È la continuità. L’identità. Un accumulo di memorie, del tipo labili (paure, incertezze, visioni, sogni, incubi) e non razionalizzate (sistemate, nell’arte tecnica), che a un certo punto cristallizzano in forme-formule (pre)definite. Essenzialmente per l’uso (l’invenzione) della scrittura, dei segni significanti – che Platone ancora deplora.

Santuario – È il luogo del sacro, ma perché il sacro dovrebbe avere un luogo chiuso? Per  esercitare la comunione, raccogliere la comunità. Che però si riunirebbe meglio all’aperto, con più semplice e larga adesione.
Il tempio rinchiude e ricrea il sacro quale suono (melodia, eco) del luogo. Il recinto chiuso come acustica, miglioramento del suono? Sì, la preghiera è canto.
Si può pensarlo come segreta, come luogo in cui nominare i propri dei al coperto della curiosità malsana dei nemici. Ma il segreto non si confà alla divinità, che vuole essere aperta - acquisitiva, proselitista.
È però vero che non c’è divinità senza luogo, apatride. Il fondo tribale è, nell’evoluzione umana, quello più persistente.

Scrivere – È operazione incessante – scrivere come parlare, pensare, anche senza segno grafico. Generale: tutto e tutti scrivono – nominano, dettagliano.
È operazione che si potrebbe dire religiosa, ne ha la natura. Che si operi singolarmente oppure in gruppo: è dare un senso – un certo senso – alle cose e alle persone.
Il racconto in particolare  è una formazione, come nelle squadre sportive, una messa in quadro e una serie di tattiche, più meno preordinate, anche avventate.
È opera delle persone come del mondo. È come Duras, la scrittrice, nota (“Écrire”): “Attorno a noi tutto scrive”, dice, anche se più spesso non si sa che.     

Storia – “Nella storia si è sempre alla soglia del peggio”, Cioran, “Pensieri strangolati”.

Viaggiare – È attività onirica, al meglio, l’attività del sognare. Altrimenti è uno stracco ripetersi di istantanee e selfie, al meglio un Guida Rossa, con il costo aggiuntivo del disagio, la fatica, lo spaesamento. Si “vede” l’esotico come si vede nei sogni: è la “materia” dei viaggi – incluso dei viaggiatori che ne scrivono – non solo dei Goethe, anche dei più spassionati come Montaigne.
Un innesco, un “incidente”, per aprire una ricerca.

zeulig@antiit.eu

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