I terremoti si produssero con
boati spaventosi, crepe al suolo gigantesche, anche di molti metri, smottamenti
di montagne e colline, alluvioni e sbarramenti di fiumi, con laghi improvvisati. Colline furono sbalzate intiere, coi casamenti e quanto altro sopra, fino a un quarto di miglio. La prima scossa, la notte del 5 febbraio, provocò anche uno tsunami nello
stretto, su Scilla e Messina. Il conto delle vittime non è esatto, ma si
avvicina alle centomila.
Il primo volume riporta la
relazione postuma e molti materiali sul terremoto dell’economista Grimaldi. La relazione
di Michele Torcia, archivista reale. Le riflessioni del monaco olivetano
Michele Augusti, e di Nicola Zupo, accademico, professore di Medicina a Cosenza.
Con le foto dei reperti architettonici e naturali ancora visibili dei terremoti
del 1783. Il secondo volume collaziona gli scritti dell’ambasciatore inglese a
Napoli, Hamilton, di Deodato de Dolomieu, il geologo francese che darà il nome
alle Dolomiti,e dei filosofi e matematici calabresi Andrea Gallo e Vincenzo de
Filippis – professore a Messina il primo, ministro della Repubblica Partenopea
del 1799 il secondo, anche lui morto impiccato a Napoli.
Con le mappe delle località
colpite dai cinque sisma, magnitudo, intensità, durata etc. Una vasta bibliografia. Indici
dettagliati dei nomi e dei luoghi.
Massimo Tigani Sava, Calabria 1783 il Terremoto, Loocal
genius, voll. 2, pp. 215 + 310, ill., € 10 + 10
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