venerdì 23 agosto 2019

Terremoto con tsunami, tra Scilla e Cariddi

Tigani Serra ha riunito qui per le sue edizioni Local Genius le testimonianze e le memorie del terremoto del 1783, paragonabile per intensità e devastazioni a quello canonico di Lisbona nel 1755, che aveva alimentato tanta partecipe filosofia, da Voltaire a Adam Smith. Dal 5 febbraio al 28 marzo 1783 cinque scosse di terremoto distrussero duecento fra città, paesi e comunità della Calabria meridionale, dall’istmo Lamezia-Catanzaro a Capo Spartivento. Le ultime scosse coinvolsero pure il basso cosentino, e il crotonese.
I terremoti si produssero con boati spaventosi, crepe al suolo gigantesche, anche di molti metri, smottamenti di montagne e colline, alluvioni e sbarramenti di fiumi, con laghi improvvisati. Colline furono sbalzate intiere, coi casamenti e quanto altro sopra, fino a un quarto di miglio. La prima scossa, la notte del 5 febbraio, provocò anche uno tsunami nello stretto, su Scilla e Messina. Il conto delle vittime non è esatto, ma si avvicina alle centomila.
Il primo volume riporta la relazione postuma e molti materiali sul terremoto dell’economista Grimaldi. La relazione di Michele Torcia, archivista reale. Le riflessioni del monaco olivetano Michele Augusti, e di Nicola Zupo, accademico, professore di Medicina a Cosenza. Con le foto dei reperti architettonici e naturali ancora visibili dei terremoti del 1783. Il secondo volume collaziona gli scritti dell’ambasciatore inglese a Napoli, Hamilton, di Deodato de Dolomieu, il geologo francese che darà il nome alle Dolomiti,e dei filosofi e matematici calabresi Andrea Gallo e Vincenzo de Filippis – professore a Messina il primo, ministro della Repubblica Partenopea del 1799 il secondo, anche lui morto impiccato a Napoli.
Con le mappe delle località colpite dai cinque sisma, magnitudo, intensità, durata etc. Una vasta bibliografia. Indici dettagliati dei nomi e dei luoghi.   
Massimo Tigani Sava, Calabria 1783 il Terremoto, Loocal genius, voll. 2, pp. 215 + 310, ill., € 10 + 10

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