Un
melodramma in Spagna, in Andalusia, la Spagna delle “due anime”, europea e
atlantica. Con molta tensione, è un giallo, tessuta unicamente con la
recitazione. E con le dinamiche familiari che con la recitazione fanno il “cinema
iraniano” di cui Farhadi è, è stato, maestro.
Un
connubio si direbbe tra Est e Ovest specialmente riuscito. La suspense diventa insopportabile, per due
lunghe ore: la bellezza sfiorisce, il suono si fa sordo, la natura rigogliosa
scompare, la luce incupisce. E la recitazione, come sempre con Farhadi, è in
tono, mai una sbavatura, non solo dei divi, una smarrita Penelope Cruz e un opulento
Bardem. Ma Cannes, dove il film era candidate a tutto, lo ha rifiutato: non
rientra nei canoni – non è Almodovar (Spagna), non è Farhadi (Iran) - e il film è scomparso (lo recupera Sky). Bisogna
imparare ad andare al cinema senza i critici.
Asghar
Farhadi, Tutti lo sanno
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