Don Giovanni c’era già un
secolo prima di Da Ponte e Mozart, a Roma nel 1669, nel salone di palazzo
Colonna, alla presenza augusta di Cristina di Svezia. Completo di “lista” e di
commendatore, o convitato di pietra.
Per la precisione c’era già
cinquant’anni prima: era “El burlador de Sevilla y el convidado di piedra” che
Tirso de Molina avrebbe scritto – “burlador”, un tipo a metà tra l’imbroglione
e il burlone. Melani ha pensato di metterlo in musica. Anche gradevole, benché
per voci di scarso registro nelle parti femminili, che al suo tempo erano dei castrati, da cui la
cantabilità resta segnata.
Con Da Ponte si arriva al drammatico-filosofico,
come già con l’opera spagnola originaria. Il libretto di Melani, opera di Filippo
Acciaiuoli e di Giovanni Filippo Apolloni, la mette in burla, troppe incongrenze
nella vicenda, la “punizione dell’empio” confidando a una didascalia. La sua
opera è di equivoci e stratagemmi.
Cesare Scarton ha puntato la messa
in scena sul camp. Sull’ambiguità dei
ruoli maschili-femminili – un tempo dei castrati. In costumi più o meno contemporanei,
meglio se nudi - c’è anche un spogliarello maschile. Con coreografie corporee. Per
una sottolineatura della inverosimiglianza (scherzosità) della vicenda.
Asperità che la dimensione gemütlich del
teatrino di villa Torlonia supera nel coinvolgimento di teatro, musica e ascolto –
si è spettatori come se si fosse in scena.
Melani è un pistoiese, di
famiglia musicale, con un fratello compositore anche lui, Jacopo, e un altro,
Atto, cantante castrato. Scese a Roma con i pistoiesi Rospigliosi, famuli della potente famiglia Barberini,
del papa Urbano VIII. Quando ascesero anche loro al papato per breve tempo con
Giulio, papa Clemente IX - lui stesso librettista di molteplici opere.
Una serata di grande teatro.
Di grande opera anche, benché sommessa. Un recupero straordinario di Alessandro
Quarta, il maestro e compositore specialista del barocco, per il festival reatino. Col Baroque Ensemble da lui stesso
creato. E una compagnia di canto di grande livello: senza “primedonne”, non ci
sono primi ruoli, nemmeno l’Acrimante futuro don Giovanni ha più spazio e più
note, ma con numerosi primi ruoli.
Al debutto l’opera non piacque. Ebbe un paio di riprese, a Firenze e Bologna, poi più nulla. Ripresa a Lipsia nel 2003, l’anno dopo a Montepellier, non ha bucato la disattenzione. Nella riedizione di Quarta ha tutto per essere risvegliata.
Alessandro Melani, L’empio punito,
Reate Festival Baroque Ensemble, teatro di Villa Torlonia
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