“Imponente e temibile”: la
prima impressione del mare, alle prime tre righe, “è la paura”. Con
l’illimitato, per estensione e profondità, il buio, le rabbie imprevedibili e
irresistibili. “Non lo si vede infinito, ma lo si sente, lo si capisce, lo
s’indovina infinito, e l’impressione non è che più profonda”. Ostile:
“Un’armata di flutti nemici che vengono compatti all’assalto”. C’era anche
allora, metà Ottocento, l’alternanza fra “anni caldi” e “tempi freddi e
piovosi”. Che incattivisce il mare: nell’ottobre 1859 devasta la costa
occidentale della Francia, strade e ponti distrutti, pali e fili del telegrafo
divelti, allagamenti, naufragi in serie.
La prima rappresentazione
chiama al rispetto. Poi il mare sarà anche gravido, di pesci, latteo (“il mare
al largo”), creatore, di mondi e di bellezza – i bagni di mare. Sempre animato:
un inno Michelet erige alla fertilità, dopo la prima impressione di paura, della
grande massa acquea come liquido amniotico di ogni forma di vita – il mare è
fecondo, femminile, come lo vuole il francese. Raccontato: non un trattato sul
mare, ma le impressioni che guardando il mare emergono, o sui libri scientifici
che ne tratano. “Il romanzo del mare” lo dice Jean Borie, il novecentista che
fu grande studioso dell’Ottocento, di Flaubert e Zola, per il quale tutto
Michelet è piuttosto un narratore: uno storico senz’altro, lavora sulle fonti,
ma di suo è narratore. Ha tentato col romanzo vero e proprio, “Sylvine”, e ha
fallito, ha distrutto quello che aveva scritto, ma di fatto i suo romanzi sono
le storie che prodigiosamente ha accumulato, anche in serie di dieci e venti
tomi.
Questa era in filigrana
l’opinione anche di Roland Barthes, che ha debuttato quasi quarantenne, nel
1954, con un “Michelet par lui-même” - accanto al “Grado zero della scrittura”.
Mancando però – per inavvertenza, “Il mare” non era allora molto quotato, o per
misoginia, ai quarant’anni ancora radicale? – l’aspetto che più lo avrebbe
affascinato negli anni: la pulsione femminile e materna, del desiderio e della
fecondità. Che il mare, femminile in francese, assume per Michelet al centro di
questa trattazione, al § 1 del Libro Secondo, “La genesi del mare”: “Questo è
il mare, la grande femmina del globo, il cui infaticabile desiderio, il
concepimento permanente, la procreazione, non finisce mai”. L’opera avendo lui
stesso concepito, scrisse nel “Diario” allora segreto, reso pubblico nel 1959, “uscendo” dalla giovane moglie ventenne: “Il
mare e il c. di mia moglie, i miei due infiniti”, amore forse ineguagliato,
forza prodigiosa, come il mare.
“Il mare” è concepito dopo
una vacanza erotica con la moglie giovane, Athénaïs, l’estate del 1857, a
Fontainebleau. Sono estati che il “Diario” marca di segni e sogni erotici,
vivificanti. Atenaide sempre: “È uscendo da essa che ho avuto le mie più grandi
idee forse, «L’amore» il 16 marzo 1856, «Il mare» il 15 settembre 1857”, segna
sognante il 3 giugno 1860. La spiaggia dove ha preso casa, popolando di “grosse
dame”, “ragazzine” dagli “occhi bassi”, le tre donne della sua vita riunite in
sogno, “ricordi, profumi”, una bagnante che vede “fare la sirena, ondulare le
chiappe e trascinarsi sul ventre”.
Il mare ancora nel primo
Ottocento era una novità, per i non marinai. Diderot ha visto il mare per la
prima volta a sessant’anni - nel 1783, di passaggio in Olanda per andare a San
Pietroburgo. Michelet a trenta passati, nel primo viaggio in Italia. “Il mare”
osserverà e tratterà nel quadro di uno dei suoi tanti grandiosi progetti, quello
di una enciclopedia popolare. Avviato nel 1856 con “L’uccello”, seguito da
“L’insetto”, 1857, “Il mare”, 1861, e “La montagna”, 1865. Nel mezzo il
progetto di romanzo, “Sylvine”, e “La strega” – oltre ai nuovi tomi della
“Storia di Francia”, e la polemica ateista con “La Bibbia dell’umanità”.
Contro Malthus (e Darwin)
Un progetto anche di storia
naturale. Sebbene, curiosamente, benché contemporaneo di Darwin, della “Origine
della specie”, 1859, di cui si faceva gran parlare, non ne tenga conto – lo
cita, ma per pubblicazioni secondarie. Non senza motivo, però: Michelet è
ecologista più che selettivo. Anzi non lo è, da repubblicano e grande
democratico, populista. Darwin è malthusiano, forse più malthusiano che
Malthus, e Michelet aborriva Malthus, con cui altrove fa i conti.
Un progetto di
volgarizzazione scientifica della storia naturale. Michelet molto ha letto, e
si è documentato con i suoi “corrispondenti” scientifici, nonché con i colleghi
al Collège de France. Ex archivista, si era legato a un gruppo di ricercatori
di Rouen: Félix-Archimède Pouchet, il biologo, che nel 1859 pubblica
“L’Hétérogénie, ou traité de la generation sponatanée”, il botanico E. Noël, il
medico fisiologo Achille Flaubert, fratello maggiore di Gustave – del cui
padre, Achille Cléophas Flaubert, primario di chirurgia, Pouchet era stato
allievo. Nel “Diario” registra “estratti” di un po’ di tutto: “Estratto diel “,
e di Ritter, “La forma dei continenti”, Bory, “Matière et mucosité de la mer”,
Pouchet, Humboldt, il “Diario di Colombo”, quello di Coste per la storia dell’ovologia
e quella delle alghe et al.
Sono prose anche amorevoli.
Del mare come poi della montagna, o prima dell’insetto. Il mare in particolare.
Per una concezione forse romantica. Baudelaire, altro Grande Romantico, ne dice
ne “Il mio cuore messo a nudo”: “Perché lo spettacolo del mare è così
eternamente e così infinitamente gradevole? Perché il mare offre insieme l’idea
dell’immensità e del movimento”. Con un limite, però, per il progressista
Michelet: “La malinconia del mare non è nella sua noncuranza a moltiplicare la
morte. È nella sua impotenza a conciliare il progresso con l’eccesso di
movimento”.
Del mare racconta le
tempeste, le “fioriture” (creazioni), la balena e i crostacei, le meduse e i
molluschi. E lo squalo, il racconto forse più sorprendente, rapace e monogamo,
con un senso della famiglia accentuato, una specie di uomo d’acqua: “Un supremo
divoratore, mangiatore ammirabile e produttore povero, di digestione immensa e
di generazione avara”.
La vita nuova viene dall’Italia
Con qualche curiosità. Le
spiagge e i bagni di mare, la grande novità di cui apprezza lo spirito
igienico, vuole non per tutti. Con questa raccomndazione chiude la trattazione.
Non per i vagabondi e non per i mondani: i bagni di sole e di mare devono
essere riservati ai malati, ai bambini, alle donne, e al filosofo.
In precedenza, a dicembre
1860, celebra indirettamente la “rivoluzione italiana” (che ebbe grande eco nel
mondo, bisogna ricordarlo),interrompendo la trattazione del mare per un capitol
che intitola “Vita nuova delle nazioni. Una lettera di un amico medico gli
porta la storia di due piccoli pazienti persi solo perché “non si è potuto
mandarli al mare”. Michelet si commuove, e si ferma per commentare: “Una cosa
tutta italiana Ci si guarderebbe bene altrove dal mostrarsi deboli e teneri; si
temerebbe il ridicolo. In Italia no”. Il dottore scrive del fallimento senza
riserva, “con un’abbondanza, una sensibilità femminile, che fa sorridere e
piangere”. Effetto anche della lingua: “La lingua c’entra molto, lingua
affascinante di donne e di bambini, così tenera, e tuttavia brillante, graziosa
nello stesso dolore. È una pioggia di lacrine e di fiori”. Ma la lettera si
chiude con l’annuncio che una libera società è stata fondata subito per
rimediare, i “Bagni di bambini”, a Viareggio.
Michelet dispensa di
conseguenza elogi per tutti: la Versilia, la fondazione (“La nuova fondazione
sarà per l’Europa un modello”), Firenze, e tutto ciò che è italiano. “La vita
nuova” delle nazioni viene “dall’amata Italia”. L’Italia, “un paese da cui ci vengono
spesso grandi notizie: nel 1300 quella di Dante, nel 1500 quella di Amerigo;
nel 1600, Galileo”. Gli elogi sono senza limiti per Firenze, dove aveva scelto
un tempo di abitare: “Firenze ha avuto l’iniziativa della carità su tutta
l’Europa, degli ospizi prima dell’anno Mille. Nel 1287, quando la divina
Beatrice ispirò Dante, suo padre fondò quello di S.ta Maria Novella. Lutero nel
suo viaggio in Italia, benché poco bendisposto, non ammira meno i suoi
ospedali, e le belle dame italiane che, velate, senza gloriola, andavano a
servirvi gli ammalati”.
Jules Michelet, Il mare, Elliot, pp. 256 € 20
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