La Juventus, il club di calcio più
solido, chiuderà il 19 settembre il bilancio annuale al 30 giugno 2019 con un
aumento del 50 per cento dei debiti in un anno, da 310 a 464 milioni. E con un
patrimonio netto più che dimezzato, da 72 a 32 milioni, sempre in un anno. Un
debito di poco inferiore ai ricavi operativi, al netto cioè delle plusvalenze
(acquisto-cessione di calciatori), 500 milioni circa. In aumento di meno di un quarto
rispetto ai 402 milioni dell’esercizio precedente. Ricavi che non permettono di
pagare gli ingaggi, di una trentina di calciatori sopra o poco sotto, al loro
di tasse e contributi, i dieci milioni l’anno – il club ha una trentina di
calciatori, quasi tre squadre, di livello europeo, di cui sei-sette non saranno
utilizzabili per la Champions League, alla quale se ne possono iscrivere solo
25.
Il solo Cristiano Ronaldo pesa sui
ricavi della Juventus per 90 milioni l’anno. Di cui 28,75 come quota annua di
ammortamento del costo di acquisto, 115 milioni, e 60 milioni l’esborso lordo
per pagare un ingaggio netto annuo di 31 milioni. I campioni del calcio scelgono
da un paio d’anni l’Italia perché vi si pagano gli ingaggi più alti – tolti un
paio del campionato spagnolo, Messi e Neymar.
Buffi e eccedenze anche alla Roma. Che come
la Juventus non ha potuto collocare altrove i calciatori non in rosa perché
hanno ingaggi troppo alti per gli altri club europei. Del Milan si sa che non
può operare sul mercato per gli eccessi debitori della passata stagione. Si vuole
fare il campionato più bello del mondo, ma a debito.
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