Tutta colpa del PCI, di Berlinguer. Che ha dissolto nel
nulla, in un abbraccio con gli ex Dc, un patrimonio politico di sinistra che si
aggirava sul 50 per cento. Da testimone privilegiato, dirigente della Fgci,
redattore di “Rinascita” e di “Paese sera”, cronista politico e commentatore di
“Panorama” gestione Sechi, e del “Corriere della sera” gestione Fiengo, quindi dal di dentro seppure
non allineato, Paolo Franchi sa di che parla in questa “breve ma veridica storia della sinistra
italiana”.
Un libro di cose viste, da
cronista più che da analista. Ma rompighiaccio: una testimonianza che squarcia
la cortina di silenzio e di alterigia che ha impedito negli ultimi trent’anni
di vedere le origini e i motivi della frana della rappresentanza politica di
sinistra. Da quando cioè la sinistra raccoglieva il 50 per centro del voto, e Berlinguer lo
dilapidò. Questo Franchi non lo dice, perché è cronista posato, non d’assalto,
ma è la sintesi della storia.
Tre i momenti chiave, che
avrebbero potuto indirizzare l’Italia altrimenti, in uno sviluppo meno perdente,
e Berlinguer scelse il peggio. Quando nel 1976, alla chiusura del centro-sinistra storico, Dc-Psi, e col terrorismo già in atto, o “strategia della tensione”, il Psi
pensava all’alternativa di sinistra, Berlinguer lanciò il compromesso storico.
Quando cinque anni dopo, dopo lo scontro sul salvataggio di Moro, Craxi gli
propose di nuovo di lavorare per l’alternativa, Berlinguer non ne fece parola
in direzione, e anzi lanciò la “questione morale”, forte di uno Scalfari
neo-democristiano, contro i socialisti. Nel 1983, in un incontro alle
Frattocchie, Craxi tornò alla carica. Silenzio del Pci, e Craxi fece l’alternativa
che De Mita gli proponeva, un po’ tu a palazzo Chigi, un po’ io.
La storia non finisce con
Berlinguer. Dopo la caduta del Muro, sia Cossiga, presidente della Repubblica,
sia Martelli cercheranno di spingere il Pci-Pds all’alleanza con il Psi, ma
Occhetto obietta che il partito non l’avrebbe seguito, per una sorta di odio
“antropologico” contro i socialisti. Il Pci aveva rotto con Mosca, che comunque
esisteva solo nella figura d Gorbaciov, ma il Pci si riteneva berlinguerianamente
sempre “diverso”. Ed è finito con Prodi, e poi con Renzi - che ora si smarca, contro la residua eredità della sinistra storica.
Paolo Franchi, Il tramonto dell’avvenire , Marsilio, pp.
16 € 19
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