domenica 8 settembre 2019

La stupidità della civiltà

Un ricordo nostalgico di come era il Levante, di cui Maalouf ha avuto esperienza diretta, dall’Egitto alla Siria, e il mondo arabo in genere. Prima delle “rivoluzioni”, che Maalouf dice “regressioni”. Documentandole, una per una. Non da storico, Maalouf è stato giornalista e mantiene una scrittura agile, da narratore. Ma persuasivo, per eventi che racconta incontestabili. Senza i pregiudizi che ci si aspetterebbe da uno minoranza della minoranza: cristiano in Libano.
Maalouf ha conosciuto il suo Levante felice nella distruzione a opera dei Palestinesi, di Israele, della Siria, con i fondi sauditi che alimentavano ogni sopruso – gli stessi che hanno provato anche a distruggere la Siria, dopo il Libano – e poi iraniani, degli ayatollah diabolici. Ma non è impietoso. Avrebbe potuto includere nella sua storia delle rivoluzioni-regressioni il Maghreb. L’Algeria che nutriva tante passioni, salvo sprofondare nella corruzione, e poi nel fondamentalismo carnefice. O la Tunisia di Bourghiba, che apriva il Ramadan raccomandandosi paterno di osservare i precetti del Profeta, ma di bere di giorno sotto il solleone se impegnati nei campi o in fabbrica. Maalouf insomma non esagera. Ma non si fa illusioni - si vive a Beirut sotto coperta, come se nulla fosse, finché dura.
Una data è spartiacque nella sua rappresentazione, il 1979. Del sovietismo che avvia con la perestrojka la sua fine. Della Thatcher trionfante, o dell’egoismo elevato a dottrina. Di Reagan che esordisce decretando la fine dei sussidi ai poveri (negri). Di Deng che avvia in Cina le Quattro modernizzazioni, ossia l’arricchitevi sotto l’ombrello comunista della legge e l’ordine. Dell’ayatollah Khomeiny che riemerge in un paesino al coperto dei servizi francesi e abbatte con le audiocassette – registrate e diffuse dai servizi - l’impero dello scià: una rivolta in teoria contro l’ordine imperiale, di fatto contro la modernizzazione, nel nome di un paleo tradizionalismo.
Finite, a pochi anni dalla morte del Rais, le risate che Nasser si fece nel 1958, quando prese direttamente il potere liberandosi di Neguib e il leader dei Fratelli Mussulmani volle incontrarlo per esortarlo e imporre il velo e togliere il lavoro alle donne – un aneddoto forse inventato ma veritiero. Lo stesso Egitto progressista voterà per i Fratelli Mussulmani. Dopo un’altra rivoluzione, la “primavera”, che era un’involuzione.
Un racconto anche divertente. Nella decadenza ci si diverte, si irride, si raccontano barzellette, è sempre successo. Anche per le capacità affabulatorie, aneddotiche, di Maalouf, vecchia Beirut col sorriso sulle labbra. Nulla di profetico, né di minaccioso, giusto una realtà trascurata, una serie di realtà, che vengono raccontate. Ma alla fine problematico: che ci sta succedendo?
Prendendo per buona la data di Maalouf, la data d’inizio della fine, la fine della civiltà va per i quaranta. E non si vede riscossa. Nemmeno un segno di resistenza. Forse la regressione non è totale – ci sarebbe stata altrimenti una reazione. Forse la regressione è sapiente, sa come vaselinare i sui obbrobri, ammesso che sia opera di qualcuno e non di noi stessi. E questo forse e più probabile: si vede dalla melassa buonista che ha saputo imporre, all’insegna del politicamente corretto, sapiente, che spunta ogni capacità critica, e impone il rifiuto delle differenze, e cioè della difesa delle identità. 
Sapiente perché non si vede con che mezzo e a che fine, poiché non c’è costrizione: è una resa per stupidità? La fine di una civiltà può ben avvenire per dabbenaggine: ci si arrende per debolezza o stanchezza, perché un ciclo si è esaurito, perché un nemico s’impone invincibile, ma anche perché non si capisce, se si sposano le tesi del nemico. Poniamo che il Fratello Mussulmano che l’Egitto ha eletto presidente, dimenticando Nasser, avesse imposto il velo alle donne (lo ha fatto) e le avesse cacciato dal lavoro (si apprestava a farlo), noi lo avremmo giustificato, come abbiamo già fatto, ma perché? Si dice delle civiltà perente che erano estenuate. Ma che vuol dire, che erano diventate disappetenti?
Amin Maalouf, Il naufragio delle civiltà, La Nave di Teseo, pp. 346 € 20

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