sabato 21 settembre 2019

La vita non è vita

La vita di una “serva di casa”, la ragazza cresciuta in famiglia, di soltio orfana, istruita il necessario, meglio beghina, e quindi a vita schiava, accudita, senza paga. Félicité proprio beghina non è, si è anche innamorata, lui è sparito quando ha sentito parlare di matrimonio, lei non cessa di pensarlo. Ma ha altri affetti, sempre costanti, poco o nulla ricambiati: i ragazzi di casa, un nipote, la padrona cattiva. E un pappagallo, il vero compagno.
Una vita non vita. Come quella del suo autore: anche Flaubert viveva col pappagallo - Julian Barnes ci ha scritto sopra un romanzo, “Il pappagallo di Flaubert”. Non un’allegoria. Nememno un racconto realista o naturalista, come presto si sarebbe detto. Su una condizione umana specifica – qualche tempo dopo la “serva di casa” sarebbe andata in Tribunale e avrebbe avuto gli arretrati, con gli oneri sociali, e la liquidazione. È una filosofia, e una morale: la vita è una non vita.
È il paradosso di Flaubert, che è scrittore arcigno, indefesso: e la scrittura, la creazione artistica? È la speranza, ma a condizione di eliminare le parole o, a difetto, il loro senso, se non di esicasmo, indistinto balenio. Ghirigoro, decorazione.
Gustave Flaubert, Un cuore semplice, Elliot, pp. 55 € 6

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