Questa
non è un’esagerazione, è la realtà. La Bce, uno degli organismi che la Germania
ha voluto, in copia conforme della sua Bundesbank, le ha tentate tutte con Draghi
per tirare l’Europa fuori dalla stagnazione, unica grande area economica
mondiale che non riesce a emergere dopo il crac del 2007. Non c’è riuscito, e
ora, atto finale del sua gestione, pensa all’“helicopter money”, a stampare
carta moneta a gogò per banche, imprese e anche consumatori – “helicopter
money” sono gli 80 euro di Renzi. Sperando in una scossa. Non si farà, perché
Berlino ha già dato un no preventivo, ma non avrebbe successo. Non finché le
politiche della Germania non cambiano. In Germania, per decisione autonoma.
Come è di tutta la costruzione europea dopo la riunificazione della Germania,
finita la paura dei “Russi a Berlino”.
Si
vuole la Ue una costruzione autonoma. Non lo è, non più, da molto tempo ormai. Non è una federazione. Le federazioni
sono stabili e funzionano, ma sono poche: Svizzera, Usa, Canada, Australia, e la
la Repubblica Federale rinata a Bonn. L’Europa non è nemmeno una
confederazione, una federazione con legami allentati – la Svizzera è
confederazione all’anagrafe ma federazione di fatto. Non ha un aspetto
istituzionale definito, non in qualche misura unitario. Non lo definiva nemmeno la Costituzione, il
progetto di Costituzione, cui pure avevano lavorato, a lungo, le menti migliori
del continente – che poi la Francia ha subito bocciato. Ognuno dei 28 o 27 membri
ha diritto di veto: cioè, l’Europa non esiste.
C’è,
in teoria un asse di governo, tra Francia e Germania. Che però non si è mai
visto all’opera. Di fatto governa la Germania: con maggioranze variabili, ma
solo per generosità. Un solido blocco germanico garantisce comunque Berlino:
Benelux, Scandinavia, Baltico, Austria, e l’ex Est Europa (Slovacchia,
Slovenia, Croazia, Romania, Ungheria, Polonia, a tratti la Repubblica Ceca, e
le propaggini che si vorrebbero inserire, Ucraina e Bosnia). L’ultimo tentativo
di allentare il dominio tedesco sull’Est risale a De Michelis, figurarsi, a
quasi trent’anni f a:
In
questa gestione molto opaca della Germania di Merkel – non si sottolinea
abbastanza che è la Germania di Merkel, la cancelliera bizzarramente gode in
Italia di molto più prestigio che in patria, unanime o quasi (in generale la Germania gode di migliore considerazione in Italia che nella stessa Germania) - e anzi cieca,
l’Europa è l’unica grande area economica in stagnazione, ormai da dodici anni.
Gli italiani sono bombardati da notizie di crisi e ristagni in Cina e negli
Usa, dove però le economie crescono di oltre il 6 e il 3 per cento l’anno,
rispettivamente. Mentre l’Europa si trascina fra lo 0 e l’1 per cento – con la
Germania talvolta al 2 e l’Italia a meno qualcosa. Un continente senza strategia,
se non l’attendismo di Merkel, “troppo poco troppo tardi” - una che vivacchia si
direbbe, oggi, “alla Conte”, ora con la destra ora con la sinistra. Senza mai
un ripensamento, una strategia, un pensiero forte, un’idea qualsiasi. Eccetto
l’esercizio del potere, stretto. Direttamente e attraverso i quisling dichiarati
a Bruxelles, i Katainen, i Djisselbloem, gli spagnoli, gli orientali.
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