domenica 1 settembre 2019

L'evasione calcistica

La serie A diventa la prima scelta dei Grandi Campioni, da Ronaldo a Lukaku, per motivi fiscali: possono liquidare annualmente le tasse sui loro investimenti, mobili e immobili, con 100 mila euro. È l’effetto principale della legge voluta da Renzi a fine 2016, per attrarre in Italia i Grandi Capitalisti. Sono venuti solo i calciatori, con interessi peraltro fuori d’Italia.
Si può arguire che così il fisco incassa 100 mila euro per ogni ricco residente che altrimenti non incasserebbe. Ma il residente non calciatore, e magari faticatore, imprenditore o esecutore, potrebbe obiettare. Anche perché l’imposta sul reddito percepito in Italia (l’ingaggio) è stata ridotta a giugno dal decreto Crescita del governo ora defunto al 24 per cento - facendo “della serie A il campionato fiscalmente più favorevole al mondo”, come spiega Marco Bellinazzo sul “Sole 24 Ore” (meglio, peggio, fa solo la Russia, col 13 per cento, che però  non paga ingaggi plurimilionari).
Si argomenta anche che il decreto Cresciota favorisce le società di calcio, che a loro volta sono quelle che alimentano tutto lo sport italiano, per almeno due terzi delle spese. Anzi, favorisce solo le società, che garantiscono gli ingaggi al netto: sono le società che risparmiano con l’aliquota al 24 per cento.
Sì, però così le società sono indotte a garantire ingaggi stratosferici. Che inevitabilmente si ripercuotono sul momte ingaggi, delle  squadre nel complesso, compresi i medi e piccoli campioni. E comunque stiamo parlando di un mondo fra i più ricchi in Italia. Gli sportivi professionisti - atleti e tecnici – sono all’Inps 7.449. La maggior parte del calcio: 3.790 atleti e 3.070 tecnici. Di cui 368 con un imponibile ai fini previdenziali di oltre 700 mila euro l’anno (55 di essi tecnici), 905 nella fascia fra 100 e 700 mila euro,  circa 4 mila nella fascia 50-100 mila euro.

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