È singolare. Tanto più che Raggi ha
rinunciato all’Olimpiade. Che avrebbe rifatto Roma, senza costi. Ma è così. Solo
si occupa di favorire il percorso autorizzativo di uno stadio che è un progetto
immobiliare. Che implicherà l’urbanizzazione di un’area remota, con notevoli
spese del Comune, a favore di pochi immobiliaristi: viabilità di accesso, e servizi,
acqua, luce, gas, trasporti.
La sola spiegazione che se ne dà è che ha rinunciato a un’opera bellissima per la città, di cui però gli appalti erano già
in fieri, per una costosa, e probabilmente inutile, se non a fini immobiliari,
ma gestita dai 5 Stelle.
Ufficialmente, la sindaca insiste per
avere i voti dei romanisti. Che, è vero, sono indefettibili: per “a magica” non
c’è romanista che non rivoterebbe Raggi. Ma non si dice, nemmeno a palazzo di
Giustizia, quello che tutti sanno: che lo stadio, per il quale molte persone non
hanno potuto evitare il carcere, è stato trattato e voluto da Grillo.
Soprattutto non lo dice il Pd. Che anzi
pensa, il Pd romano, di Zingaretti, di andare al voto a Roma 1 tra un mese, per
il seggio di Gentiloni, con la sindaca incapace: un seggio si può perdere ma lo stadio no.
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