giovedì 26 settembre 2019

Lo stadio di Grillo, e del Pd romano

È un caso, Roma, di cattiva amministrazione lampante: per i rifiuti. le buche. l’Atac – autobus in fiamme, autisti aggrediti, percorsi e temi casuali. La sidnaca Raggi, cui si deve il crollo improvviso di efficienza, resiste. Rifà la giunta, per dite che la cattiva amministrazione è opera dei cattivi assessori rimossi. Ma, poi, l’unica cosa di cui si occupa è lo stadio della Roma: non c’è altra questione  aperta a Roma per lei.
È singolare. Tanto più che Raggi ha rinunciato all’Olimpiade. Che avrebbe rifatto Roma, senza costi. Ma è così. Solo si occupa di favorire il percorso autorizzativo di uno stadio che è un progetto immobiliare. Che implicherà l’urbanizzazione di un’area remota, con notevoli spese del Comune, a favore di pochi immobiliaristi: viabilità di accesso, e servizi, acqua, luce, gas, trasporti.
La sola spiegazione che se ne dà è che ha rinunciato a un’opera bellissima per la città, di cui però gli appalti erano già in fieri, per una costosa, e probabilmente inutile, se non a fini immobiliari, ma gestita dai 5 Stelle.
Ufficialmente, la sindaca insiste per avere i voti dei romanisti. Che, è vero, sono indefettibili: per “a magica” non c’è romanista che non rivoterebbe Raggi. Ma non si dice, nemmeno a palazzo di Giustizia, quello che tutti sanno: che lo stadio, per il quale molte persone non hanno potuto evitare il carcere, è stato trattato e voluto da Grillo.
Soprattutto non lo dice il Pd. Che anzi pensa, il Pd romano, di Zingaretti, di andare al voto a Roma 1 tra un mese, per il seggio di Gentiloni, con la sindaca incapace: un seggio si può perdere ma lo stadio no. 

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