mercoledì 4 settembre 2019

Padrini belli e assassini


Nel 1971, due anni dopo “Il padrino” di Puzo, e due prima di quello cinematografico celebre che Coppola deriverà da e con Puzo, un misto di simbolismo e finzione, l’inventore del giornalismo d’autore Gay Talese scriveva un densissimo reportage sulla mafia allora più potente a New York, quella dei Bonanno. Variamente denominata, a seconda dei reggenti: Bonanno all’origine, dal nome del fondatore Joseph, anni 1930, nel dopoguerra presto affiancato dal figlio Bill – origini trapanesi. Due capi belli e eleganti, oltre che crudeli. Che riusciranno a sopravvivere al piombo e alla giustizia, malgrado l’efferatezza del loro “governo”.
Racconti di funerali costellano la narrazione. Per un senso inevitabile di lutto, il più consono alle storie di mafia. Una sorta di diretta su carta, tra proiettili veri, e messaggi, riunioni, accordi,  avvertimenti, tradimenti dal vivo. Come se Talese vi avesse avuto diretto e personale accesso. Ma senza perdere le misure: un racconto di mafia, senza compiacimenti né buone intenzioni. La mafia, sia pure organizzata e consortile, è a monte guerra di mafie.
Un viaggio dentro il Male mentre si produce, quotidiano, amorale. Il ritmo partecipativo del racconto scandisce alla Brecht, con la distanziazione (straniamento), un mondo animale, di protezione e ferocia.
Gay Talese, Onora il padre, Bur, pp. 600, ill. € 15

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