Ci ha prosperato, per quasi due decenni, e ora lo liquida. Il compromesso del resto non era, e non ha fatto, buona politica. Con la scissione però potrebbe non essergli più possibile ripetere i successi dei due decenni passati, quando sbaragliare
i vecchi Pci in lite tra di loro, alla Provincia e al Comune di Firenze, e poi nel Pd nazionale. Gli mancherà lo “zoccolo
duro”?.
La scissione annunciata è un’operazione analoga alla Margherita.
Della sinistra Dc attorno al liberale-radicale Rutelli, reduce dal successo al
Comune di Roma. Che si smarcava dal’Ulivo, dal compromesso storico, messo
insieme da Prodi con Veltroni - quello che non era mai stato comunista. La Margherita
è fallita e il Pd ha poi consacrato con Veltroni, seppure svenandosi elezione dopo
elezione, il compromesso berlingueriano.
Renzi però non è Rutelli: è molto caratterizzato nel senso “democristiano”,
dell’agilità politica, e molto più manovriero. E il ritorno alle formazioni
classiche, con venature ideologiche, potrebbe fare bene a entrambe le parti
del Pd.
Renzi può riprendere il vecchio mantra democristiano nei confronti di
Berlusconi – in morte di – e riportare all’ovile i voti “rubati”. Un Pd
classista potrebbe recuperare i molti che non votano – gli ex Pci che non sono
passati con la Lega – e rianimare i residui credenti. I cinquanta anni di
compromesso non hanno mai visto un vero (ex) Pci al governo, partito degli operai
- del lavoro - è dei poveri.
Nessun commento:
Posta un commento